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SE QUESTO È UN UOMO

da Redazione
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Abbiamo appreso con dolore e rabbia la notizia di due morti avvenute a poche ore e a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra: quella di Lamine Barro, ventisettenne originario del Senegal beneficiario di un Progetto SAI di Mesagne, sulla strada provinciale Mesagne-San Vito dei Normanni e quella di un uomo nigeriano di 37 anni all’interno del CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) Restinco-Brindisi dove era trattenuto da Gennaio.

Lamine è stato travolto e ucciso da un automobilista che non gli ha prestato soccorso e si è poi costituito nelle ore successive, proprio il giorno della Festa del Lavoro al rientro in bicicletta da uno dei due lavori che svolgeva per sostenere se stesso e la sua famiglia rimasta nel paese d’origine. Lavorava in un’attività di ristorazione a Mesagne e come bracciante agricolo.

La bici era il suo unico mezzo di trasporto, come per la maggior parte dei lavoratori stranieri impiegati nelle attività agricole e ristorative del nostro territorio. Garantire la sicurezza e l’incolumità è un dovere delle istituzioni, pertanto chiediamo che si mettano urgentemente in campo idonee misure che possano pianificare e realizzare percorsi sicuri (piste ciclabili, mezzi di trasporto pubblico ecc.) a coloro che vivono al di fuori dal centro abitato. Precarietà abitativa e marginalità sono infatti condizioni  che purtroppo affliggono l’esistenza di sempre più cittadini stranieri, basti pensare ai richiedenti asilo presenti nel CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Restinco e a chi vive negli insediamenti informali che quotidianamente si recano in bicicletta presso i luoghi di lavoro. Alla luce di quanto accaduto a Lamine, auspichiamo inoltre che il circuito SAI escluda l’attivazione di strutture alloggiative fuori dalla città fino a quando non siano garantite le condizioni di sicurezza per gli spostamenti delle persone accolte.

Il migrante nigeriano è stato trovato morto nel letto all’interno del CPR. Secondo le notizie che circolano, il decesso sarebbe avvenuto la notte tra l’1 e il 2 Maggio e non si esclude che possa essere stata una morte naturale, ma al momento tutte le ipotesi sono aperte.

Non è la prima morte che avviene nei CPR. Non ci sono dati ufficiali e sistemi di rilevazione trasparenti ed efficienti per fare la conta dei morti; mentre notizie tragiche arrivano dalle carceri, anche nei CPR le persone sono portate alla disperazione da un sistema di detenzione amministrativa che è un’aberrazione giuridica e sociale, uno spazio di negazione del diritto.

I CPR, gestiti da soggetti privati su affidamento delle Prefetture, sono ormai da tempo al centro di numerose inchieste e denunce per le condizioni di vita in cui le persone trattenute sono costrette a vivere, per l’assenza di qualsiasi tipo di garanzia e per i trattamenti inumani e degradanti a cui sono esposte: segregazione, violenza fisica e psicologica, condizioni igienico-sanitarie precarie, cibo avariato, abuso di psicofarmaci. Eppure questi luoghi, nati per “trattenere” le persone straniere irregolari fino al loro rimpatrio, continuano ad esistere ed hanno finito per assolvere una funzione simbolica a servizio delle politiche razziste e securitarie che si sono succedute in Italia. 

Attualmente in Italia ci sono 10 CPR, 10 buchi neri in cui alle persone sono negati diritti e dignità. Un sistema irriformabile che va abolito.

Chiediamo ancora una volta che tutti i CPR vengano chiusi e che venga resa giustizia a tutte le persone che hanno perso la vita nei luoghi di trattenimento.

 Mesagne Bene Comune, assieme ad altre associazioni attive sul territorio provinciale, continuerà a monitorare e a mettere in campo ogni utile iniziativa volta alla tutela dei diritti e della dignità delle persone.  

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