Home Attualità Sergio Iacobazzi: dalla violenza nasce la fede- di Mariagrazia Ignone

Sergio Iacobazzi: dalla violenza nasce la fede- di Mariagrazia Ignone

da Cosimo Saracino
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(di Mariagrazia Ignone, da BuoneNuove Giugno 2019) – A Mesagne, ma anche fuori provincia, lo conoscono come Hare Krishna. Una volta si vedeva in giro vestito con tunica arancione mentre da un po’ di anni ha svestito l’abito monacale e va in giro in borghese non dimenticando, tuttavia, di diffondere il suo messaggio di fede e speranza. Sergio Iacobazzi nasce a Mesagne il 28 Febbraio 1961 da una famiglia di artigiani. Cresce come tanti suoi coetanei dell’epoca fino a quando, nel periodo della sua adolescenza, cambierà radicalmente la sua vita a seguito di un evento traumatico. Infatti, nel 1975, appena 14enne, lo colpì una notizia letta sul giornale “La Gazzetta del Mezzogiorno” riguardo all’assassinio di un malavitoso locale ammazzato presso la stazione ferroviaria di Brindisi; sarà questo il primo passo verso la conversione religiosa che arriverà poco dopo quando nella sua Mesagne, e nell’intera provincia di Brindisi, si verificarono altri episodi di violenza di stampo mafioso che fecero maturare la consapevolezza di non voler vivere più in una società di gente violenta. Sergio inizia a mettere in discussione la sua vita e il suo stesso credo. Si chiedeva il perché di tanto male che un uomo fa a un altro uomo. Così, nel 1976 entra in contatto con la religione velica tramite amici che dopo un soggiorno a Roma presso un centro culturale Hare Krishna ritorneranno soddisfatti da quella esperienza religiosa. Volendo approfondire meglio la regligione di Hare Krishna acquista un libro e inizia a leggere la storia di questa fede. Dopo qualche settimana è letteralmente affascinato che inizia a recitare il mantra e, giorno dopo giorno, avviene la conversione. Nella sua umiltà Sergio abbraccia sia la fede cristiana che il movimento Hare Krishna, ed è in questo connubio di religioni che egli ha trovato un solo Dio. Quegli episodi di violenza mafiosa, in particolare l’assistere all’omicidio in diretta di un uomo, sono stati una conferma di come Dio si manifesti in base a tempo, luogo e circostanze per soccorrere l’umanità sofferente, nel suo piccolo ha solo l’interesse della felicità. L’esperienza di Sergio Iacobazzi può far capire a tutti come da un brutale episodio, come quello di ammazzare un proprio simile togliendogli il dono della vita, possa nascere qualcosa di bello e profondo. “Nel mondo non manca nulla, c’è il Sole, c’è la Luna, ed ogni benessere materiale, bisogna solo avere coscienza dell’esistenza di un Dio perché lui è già nei nostri cuori in forma di anima suprema, grazie a questo sarà possibile ritrovare il suo Regno; il corpo è futile, ma l’anima è eterna”, ha spiegato Sergio convinto “che l’uomo non sa cosa c’è in agguato dietro l’angolo. Ecco perché bisogna trarne insegnamento e andare avanti, che sia religione o meno. La vita è sempre una scoperta del mondo e di noi stessi, bisogna aprire gli occhi e i cuori verso le opportunità”.

 

 

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