In Brindisi nella contrada Trullo della frazione di Tuturano, nell’ambito di uno specifico servizio, i Carabinieri del Nucleo Investigativo con il supporto del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Brindisi, al fine di contrastare il fenomeno dell’intermediazione illecita di manodopera e lo sfruttamento del lavoro, hanno tratto in arresto in flagranza di reato 2 persone. Si tratta di Zinzeri Michele 42enne di San Pietro Vernotico, titolare di un’azienda agricola individuale e De Leo Domenico 50enne intermediario “caporale” di Tuturano. I reati contestati ad entrambi gli indagati sono il concorso nell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nelle ipotesi aggravate, mentre all’imprenditore agricolo Zinzeri Michele sono state contestate anche alcune violazioni relative al testo unico salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, quali la mancata sottoposizione a visita medica dei lavoratori presenti in azienda, la mancata consegna dei dispositivi di protezione individuale, la mancata informazione del personale sui rischi in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, la mancata formazione del personale e il suo addestramento. Nello specifico, nel corso dell’attività di controllo operata dai Carabinieri sul territorio e finalizzata alla prevenzione e repressione dell’annoso fenomeno del caporalato sui fondi agricoli della provincia, nella contrada Trullo, in un ampio appezzamento di terreno, adibito in parte a coltura di meloni, è stata notata la presenza di 6 braccianti di etnia africana intenti ad effettuare operazioni di piantumazione. I braccianti non erano provvisti di idonee calzature e dei relativi indumenti previsti per la prevenzione degli infortuni. Pertanto, i militari operanti hanno deciso di intervenire, per verificare il rispetto delle norme in materia di legislazione sociale con riguardo all’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro. Nel mentre i militari operanti erano intenti a identificare e ascoltare i sei lavoratori extracomunitari, sono giunti sul posto con auto diverse i due indagati, i quali con arroganza hanno chiesto il motivo del controllo e con atteggiamento invasivo si sono avvicinati per poter ascoltare quanto stavano dichiarando i lavoratori ai Carabinieri, spingendosi sino a provare a leggere le dichiarazioni dei lavoratori. Nel contempo, hanno rivolto tutta una serie di sguardi in direzione dei lavoratori che venivano ascoltati, sintomatici di un chiaro e inequivocabile condizionamento nei confronti degli stessi. Dal racconto dei 6 lavoratori avvenuto anche con l’ausilio di due interpreti, è emerso che tutti i presenti al momento del controllo erano stati occupati “in nero”, poiché non regolarmente assunti dall’imprenditore. In particolare, è stato accertato che l’intermediario “caporale” aveva reclutato manodopera irregolare allo scopo di destinarla al lavoro. Nella circostanza, uno dei sei lavoratori è risultato privo di regolare permesso di soggiorno poiché scaduto, nonché in evidente stato di bisogno in quanto privo di qualsiasi mezzo di sostentamento; alloggia in un fatiscente casolare abbandonato sprovvisto di acqua, corrente elettrica e servizi igienici, lo stesso si era recato in quella mattinata nei dintorni dei terreni oggetto di controllo per cercare lavoro e lì aveva incontrato il “caporale” che lo aveva reclutato.
Da quanto constatato all’atto dell’accesso dei militari operanti e da quanto emerso dalle dichiarazioni acquisite dei lavoratori oggetto del controllo, è stato riscontrato che tutti e sei i lavoratori erano sprovvisti degli adempimenti in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli stessi avrebbero percepito per le prestazioni effettuate un corrispettivo orario inferiore a fronte di quanto contemplato dalla retribuzione oraria prevista dal contratto collettivo territoriale. All’imprenditore agricolo sono state anche contestate sanzioni amministrative per complessivi 15.000,00 € e comminate ammende per complessivi 32.000,00 €, con immediata sospensione dell’attività imprenditoriale. Gli arrestati sono stati tradotti nella Casa Circondariale di Brindisi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Lo sfruttamento del lavoro in genere e nelle aree rurali pugliesi in particolare è un esecrabile fenomeno che si caratterizza per le patologiche manifestazioni delle relazioni di lavoro, agevolato dalla condizione di disagio e di vulnerabilità di uno degli attori del rapporto, solitamente, ma non esclusivamente migrante ovvero proveniente da altri paesi dell’est Europa ed extraeuropei. Il fenomeno ha coinvolto e colpisce anche cittadini italiani appartenenti a particolari fasce sociali che vivono in condizioni di indigenza. L’emersione di queste forme di grave sfruttamento è piuttosto ardua per la vulnerabilità e il timore delle vittime ed anche per la difficoltà di monitorare e di investigare il fenomeno. La nuova norma penale introdotta nel 1996 riguardante il fenomeno è stata calibrata non solo sul caporalato ma colpisce anche il datore di lavoro che utilizza, assume o impiega manodopera reclutata anche mediante l’attività di intermediazione, sfruttando i lavoratori e approfittando del loro stato di bisogno. Si tratta di una legge alquanto articolata ed innovativa poiché ricomprende tutte le condizioni ritenute indice di sfruttamento dei lavoratori (ad es. la retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali di categoria, comunque sproporzionata rispetto alla quantità e qualità di lavoro prestato; la violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo, all’aspettativa, alle ferie; le violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro). È prevista altresì la confisca obbligatoria dei beni, denaro o altre utilità degli autori del reato e l’obbligo di arresto in flagranza.