Leggendo attentamente gli avvisi di pagamento della TARI (la Tassa per la raccolta dei Rifiuti) ci si rende conto che anche il Comune di Mesagne è caduto nel tranello di gonfiare la tassa dei rifiuti fino al doppio. Il problema della doppia richiesta sembra, però, circoscritto esclusivamente per il 2014. Negli anni successivi l’Ente comunale ha solo quantificato la quota variabile riferita alle pertinenze come se queste fossero utilizzate da una sola persona. Dal 2015 al 2017 non più il doppio della tariffa ma comunque è stato richiesto un tributo illegittimo.
Il cambio di passo avvenne nell’amministrazione Scoditti dopo una serie di proteste da parte degli utenti riferite proprio al doppio tributo. Ancora oggi la TARI a Mesagne ha una quota parte illegittima. La questione della quota variabile Tari, che diversi Comuni hanno applicato illegittimamente anche alle pertinenze delle utenze domestiche, sollevata dalla risposta all’interrogazione parlamentare del 18 ottobre scorso è esplosa nel 2014 con il passaggio alla Tari. E’ stato questo l’anno in cui la tassa per la raccolta dei rifiuti è stata composta distinguendo la quota fissa dalla quota variabile. “La determinazione delle quote, fissa e variabile – viene spiegato in un articolo del Sole24Ore -, dipende dai costi complessivi del servizio rifiuti, previsti dal piano finanziario Tari approvato dal Comune in base ai criteri del Dpr 158/99, distinguendo peraltro le tipologie di utenze (domestiche e non domestiche) e rispettando la copertura integrale dei costi. Le tariffe Tari sono però riferite all’”utenza”, comprensiva delle pertinenze (garage, cantina, eccetera), diversamente dalle aliquote Imu che invece considerano l’unità immobiliare intesa in senso catastale. Ed è qui che può sorgere l’errore di calcolo della Tari, perché diversi Comuni applicano a ogni unità immobiliare sia la quota fissa sia quella variabile, mentre quest’ultima, essendo correlata solo al numero degli occupanti, andrebbe associata all’intera utenza. Risulterebbe così gonfiata la Tari da corrispondere in caso di abitazioni con pertinenze. È evidente che l’applicazione della parte variabile a ogni pertinenza o unità immobiliare comporta un notevole aumento della Tari da pagare, aumento che il Mef ritiene illegittimo”.
E adesso che cosa può accadere? Il sindaco Pompeo Molfetta contattato stamattina telefonicamente ci dice che il problema ancora non è stato valutato dagli uffici. “Lunedì – spiega – verificheremo con la dottoressa Gioia la questione. Comunque posso già dichiarare che noi effettuiamo la tassazione in funzione di un piano finanziario sulla raccolta dei rifiuti. In riferimento alla quota variabile, il Comune ha solo applicato una disposizione legislativa nazionale. Se adesso il Governo si accorge di aver commesso un errore non può pretendere di scaricare il problema sulle già asfittiche casse comunali”. E si, perché il problema vero può nascere dalle richieste di rimborso che ogni contribuente può avanzare all’Ente comunale. Il Comune di Mesagne dove dovrà prendere i fondi per risarcire tutti?
“Il contribuente – continua l’articolo del Sole24Ore -, dopo aver attentamente verificato la propria posizione già nell’avviso di pagamento, dovrebbe quindi chiedere al Comune il rimborso di quanto indebitamente pagato o la compensazione sulla bolletta dell’anno prossimo. L’operazione dovrebbe comunque passare attraverso una rideterminazione complessiva delle tariffe, riguardante l’intera platea delle utenze domestiche: quelle con pertinenze, che sono state penalizzate e quelle senza pertinenze. Ci sono comunque cinque anni di tempo dal versamento per chiedere il rimborso, che il Comune dovrebbe effettuare entro 180 giorni dalla presentazione dell’istanza. Ovviamente l’eventuale riscontro negativo ovvero il silenzio-rifiuto espone l’ente ad un contenzioso che potrebbe rivelarsi controproducente, alla luce della recente interpretazione ministeriale”. Cosimo Saracino
