Di seguito la lettera aperta a cittadini e stampa del
Sindaco di Mesagne dott. Pompeo Molfetta sul «Caso TARI».
«SOBBRA ALLA TIGNA LA CAPU MALATA»
«Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) il 20 novembre ha emesso una circolare esplicativa che chiarisce definitivamente quale deve essere il corretto metodo di applicazione della TARI. Poiché per “utenze domestiche” devono intendersi sia le superfici adibite a civile abitazione sia le relative pertinenza ancorché indicati con codici catastale differenti, la parte variabile della TARI deve essere calcolata una sola volta sull’intera superficie dell’immobile e non tante volte quanto sono le superfici separatamente identificate. Il Comune di Mesagne nel 2014 ha applicato separatamente la parte variabile alle pertinenze (garage, depositi ecc.) commisurandola al numero degli occupanti mentre dal 2015 in poi l’ha equiparata ad un solo occupante spalmando il minor gettito derivante da questa “agevolazione” sul resto dei contribuenti.
Quindi il Comune di Mesagne non ha applicato correttamente la norma determinando con ciò uno squilibrio nella distribuzione del carico fiscale fra i cittadini. Come mai? Come mai centinaia e centinaia di Comuni piccoli e grandi, magari dotati di uffici tributari eccellenti, hanno potuto così clamorosamente toppare l’interpretazione di una norma che oggi appare ai più lapalissiana?
Ebbene io sono andato a leggere il DPR 158/99 che è il decreto istitutivo della Tariffa da cui tutto ha origine e posso assicurare che è assolutamente incomprensibile ad una normale mente umana, io avrei decifrato prima i geroglifici della tomba di Tutankhamon o gli ideogrammi cinesi sulla grande muraglia piuttosto che quel DPR. Il MEF però dice che i Comuni avrebbero potuto sciogliere l’arcano se avessero letto l’articolo 16 del “Prototipo di Regolamento” di applicazione della TARES che è un po’ come dire: se vuoi capire la legge nuova devi leggerti il facsimile di applicazione della legge vecchia.
Non solo, i regolamenti applicativi inviati dai Comuni “pasticcioni” al MEF per riceverne un parere di legittimità non hanno mai avuto risposta alcuna e neanche l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia), da noi interrogata sul punto, ha mai contestato l’applicazione separata dell’aliquota variabile sulle pertinenze. Viene inoltre da chiedersi perché la circolare esplicativa, che giunge oggi come la soluzione al teorema di Pitagora, non è stata emessa dal Ministero 4 anni fa quando era chiaro che c’era confusione e malumore dai Comuni?
E ora che succede? Succede che i Comuni che hanno sbagliato devono pagare e restituire ai cittadini quel che hanno versato in più del dovuto. Così milioni di contribuenti in tutta Italia in questi giorni si stanno riguardando le proprie cartelle esattoriali sperando di trovarci l’errore per poi salire con i forconi nei rispettivi municipi per riscuotere il maltolto. Questa è l’aria che tira, alimentata dal turbinio del vento elettorale che soffia sul fuoco di una demagogia da quattro soldi che tende a demonizzare le istituzioni pubbliche e a far apparire i Comuni come predatori pronti a lucrare sulle disgrazie dei cittadini già tartassati.
A scanso di equivoci sia chiaro che i Comuni, quand’anche avessero erroneamente interpretato la norma, non hanno lucrato sui contribuenti, non hanno trattenuto risorse per far cassa, non hanno preso una lira in più rispetto al costo complessivo del servizio offerto che comunque è stato regolarmente pagato grazie anche alle cospicue anticipazioni che il comune preleva dal proprio bilancio per coprire le cospicue risorse evase o eluse da molti contribuenti.
Ma torniamo al punto. Chi e come si restituiscono i soldi, come si ripianano gli squilibri e le disparità di trattamento? Sul punto il Ministero tace. A rigore di logica e per la giusta applicazione della TARI che, ricordiamo, deve coprire l’intero costo del servizio, si dovrebbero rideterminare retroattivamente le aliquote su tutte le utenze domestiche calcolate nel 2014/15/16/17, togliere ad alcuni e mettere ad altri operando un complicatissimo meccanismo di compensazione che ad oggi mi pare una farneticazione. Si potrebbe più semplicemente calcolare il costo complessivo delle somme da rimborsare e i ridistribuirlo in modo omogeneo sul futuro carico fiscale. Terza opzione lo stato in via straordinaria, contravvenendo al principio istitutivo della TARI, autorizzi appositi capitoli supplementari di spesa per ripianare il debito. Tutte queste strade sono lastricata dall’insidia dell’illegittimità e del contenzioso. Per ora non ci resta che aspettare che lo tsunami ci travolga in attesa di ulteriori chiarimenti che forse non verranno. Intanto la confusione regna sovrana in nome della giustizia, dell’equità fiscale e della propaganda elettorale.
Dispiace che tutto ciò accade proprio quando il Comune di Mesagne, con grandi sforzi e sacrificio di tutti, aveva raggiunto livelli eccellenti nel servizio ed una tassazione comunque giudiziosamente spalmata su tutto il corpo sociale. Ma così è se vi pare “sobbra alla tigna la capu malata”».
Pompeo Molfetta
Sindaco di Mesagne