Cosimo: «Flavia devi scrivere un articolo: ho già il titolo!»
Io: «Cosimo, ci penso da questa mattina ma non so davvero cosa scrivere»
Cosimo: «Scrivi di getto e manda, ma senza rileggere»
Io: «Per forza, scrivo solo così»
Credete alle coincidenze? Io sì, e quella telefonata con Cosimo è l’ennesima prova che “Qualcuno ha un disegno per ognuno di noi”. Provo a raccontare quello che è successo ieri a Roma, lo sanno anche le “chianche” sotto la Porta Grande che un gruppo di pellegrini e la Madonna di Mater Domini, hanno incontrato Papa Francesco. Tra questi c’ero anche io che non ho più l’età per fare le “gite della Chiesa” di 24 ore di cui solo 20 seduta nel pullman.
Volevo mettere nero su bianco un pensiero di senso compiuto da condividere sulla pagina della Parrocchia, oppure una didascalia per l’album fotografico, senza riuscirci. Il titolo che mi ha suggerito Cosimo ha acceso la lampadina. La verità è che sino a stamattina dovevo “metabolizzare” quello che era successo. Tutti erano felici per l’incontro con Papa Francesco, emozionati per avergli stretto la mano e per avergli parlato anche solo un secondo. Io non so mettermi in prima fila ed ero convinta che non averlo salutato fosse la causa della mia “apatia”. Diciamocelo: “Quante volte capita nella vita di trovarti a due passi dal Papa?”. Una (forse due). La mia chance l’avevo sprecata. Papa Francesco non è come tutti gli altri “successori di Pietro” perché “è uno alla mano”. L’incontro con lui ti cambia, anche se non te ne accorgi subito, ed è qualcosa che ti porti dentro, per sempre. Prima però devi “metabolizzare”.
Papa Francesco arriva sempre dritto al punto. Mi piace per questo. Con il suo modo di fare sta cambiando la Chiesa nella mentalità e soprattutto nel cuore. Nell’udienza generale di ieri in Piazza San Pietro ha spiegato il Padre Nostro, e alla fine ci ha invitati a pregare insieme nella nostra lingua. Non ho mai recitato il Padre Nostro con così tanto trasporto, lo confesso, durante la messa lo faccio per abitudine, anche se è la “preghiera delle preghiere”. Anche Mater Domini, che ci osservava da sotto un cupolone che non era il suo, ha sorriso e ha detto: “Era ora Flavia mia, lu Papa ti Roma ‘nci vulìa?”.
Quando penso a Papa Francesco mi viene in mente una sola parola: semplicità. Ogni cosa che dice, ogni gesto è di una semplicità disarmante, che spiazza. Siamo abituati a leggere del Papa che mangia alla mensa, che indossa il cappotto e passeggia per la capitale, e tantissime altre storie che sembrano “favolette per pecorelle smarrite”. Le emozioni prendono forma mentre scrivo e metto insieme i pezzi di una giornata indimenticabile. Sono stata “travolta” dalla semplicità di Papa Francesco quando mi sono trovata a tre passi da lui per “tre minuti in paradiso”, sono sempre stanca perché “non ho l’età per le gite della Chiesa” ma mi sento rigenerata nello spirito e pronta allo “sprint finale” della Quaresima. Adesso però ho un dubbio: “Chissà se Papa Francesco ieri sera prima di andare a dormire ha pensato agli occhi di Mater Domini”. Flavia Montanaro