L’8 marzo 2020 è la giornata della donna pensionata che chiede di essere con i figli nella propria terra natia. È l’occasione, secondo la Uil pensionati di Brindisi “Stu Appia Antica”, di essere con i figli, avviare e condividere insieme lo sviluppo di un cammino di cambiamento sociale che sia crescita e rinascita nell’immaginare itinerari meravigliosi da intraprendere con la dolce “metà del cielo” sia essa ragazza, giovane, adulta, o anziana, con la quale la coppia formata possa festeggiare congiuntamente, nel suo percorso d’invecchiamento attivo, il loro cinquantesimo anniversario e oltre.
È strano, però, che il riconoscimento sociale del cammino verso la parità dei diritti abbia bisogno della Consulta come garanzia della Carta Costituzionale.
Eppure molte barriere sono state superate dal suffragio femminile del 21 ottobre 1945 quando papa Pacelli, Pio XII, affermava che “ogni donna …. ha … lo stretto dovere di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione ….. per preparare, organizzare e compiere la sua restaurazione”.
Il documento dovrebbe tutelare, senza distinzione di genere, la donna come moglie, madre e lavoratrice nel suo ruolo importante per la parità dei sessi nella linfa vitale della società e per la scienza non solo del nostro Paese. Tutto questo è visibile, secondo la “Stu Appia Antica”, soprattutto oggi come si è rilevato dalle ricercatrici dello Spallanzani che hanno isolato il coronavirus.
Per la riforma della pensione, come sempre dice il segretario della Uil Carmelo Barbagallo, occorre fare aggiustamenti al sistema previdenziale della Fornero “partendo da politiche e impegni per un percorso che vada nella direzione giusta” verso la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro a tutela del “merito” per le donne.
Il sostegno, secondo il sindacato, sarebbe in un “percorso condiviso” d’idee e proposte per trovare “risorse”, prima sulla nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanze) e poi nella legge di Bilancio.
La tutela è nel salvaguardare i bisogni delle donne che sono non solo nel campo del lavoro, ma anche della famiglia, dei figli e dei genitori anziani e/o malati.
La necessità è nell’avvio di una riforma strutturale sulla flessibilità in uscita che dia possibilità in “Opzione donna” di andare in pensione dopo 35 anni di lavoro.
La realtà è che 18 mila donne di 58 e 59 anni con 35 anni di contributi, alla fine del 2019, hanno lasciato il lavoro tramite la proroga di Opzione Donna, accettando il calcolo contributivo della pensione e rinunciando per tutta la vita a circa il 30 per cento del proprio assegno pensionistico.
Lo conferma l’Istat nel fornire i dati dei primi tre trimestri 2019, i quali accertano le criticità del lavoro femminile, basate per lo più, sul precariato e sul part time, indicative di “disparità di genere” nella riduzione dei versamenti contributivi e/o nella disoccupazione e povertà a breve, medio e lungo periodo.
Le colpe sono dovute alla Legge Fornero del dicembre del 2011. Un’operazione che ha creato disuguaglianze generando solo storture e disparità, vedendosi allungare l’età pensionabile di 6/7 anni e auspicandosi sempre che nella realtà in cui viviamo che “il lavoro possa essere considerato una realtà possibile per le donne over 50″.
La risoluzione è tutta politica per creare strategie e orientare mediazioni tra le istituzioni economiche, finanziarie e imprese.
Per il sindacato è opportuno adottare misure vincolanti che contrastino alla radice le disuguaglianze e migliorino il welfare e le politiche per il lavoro e sugli investimenti al Sud.
Questi sono interventi prioritari che potrebbero curare un territorio in difficoltà. La mancanza di lavoro ha causato l’emigrazione. In 16 anni il Mezzogiorno ha avuto uno spopolamento di un milione e 883 mila persone, per metà giovani tra i 15 e i 34 anni, di cui più di un migliaio provengono da Brindisi e provincia. Il sindacato chiede di affrontare la piaga messa a nudo dal rapporto Svimez: la fuga dei giovani.
La fuga è un furto che toglie alle famiglie, la propria sopravvivenza. La persona anziana ha bisogno di essere curata dai propri figli. La pensionata ha necessità che i giovani possano lavorare nel territorio natio. Bisogna avere “idee e pensiero progettuale” per avviare la cultura del riconoscimento del diritto nel diritto di “non restare in solitudine” e in dignità.
Per la persona anziana non servono concessioni elusive ma avere norme condivise che rendono protagonisti l’uomo e la donna nel lavoro e nella vita pubblica della propria comunità.
La donna chiede lavoro e, a parità di mansioni, lo stesso salario per contrastare il gap retributivo, assicurare gli stessi diritti alla persona e mantenere la dignità di essere, secondo la Costituzione, “persona in quanto tale”, la quale non è solo madre, lavoro di cura e assistenza, ma è anche impegno e trasmissione di cultura, di conoscenze e di saperi.
La pensionata ama il cambiamento sociale e chiede di superare pregiudizi, stereotipi e culture di disparità per le figlie e nipoti. La donna ha bisogno di obiettivi che possano correggere il divario occupazionale di genere e che possano investire sul lavoro e dare, a parità di mansioni, lo stesso salario per contrastare il gap retributivo, assicurare gli stessi diritti alla persona e mantenere la dignità di essere, secondo la Costituzione, “persona in quanto tale”, la quale non è solo madre, lavoro di cura e assistenza, ma è anche impegno e trasmissione di cultura, di conoscenze e del sapere.
Il segretario della Uil pensionati di Brindisi “Stu Appia Antica”
Tindaro Giunta