La Giornata che si celebra in tutto il mondo aiuta a riflettere su un fenomeno, quello della violenza contro le donne, che ha assunto dimensioni enormi paragonabili a quelli di una vera e propria “pandemia sociale globale”. Per comprenderlo è sufficiente scorrere i numeri forniti dalle Autorità competenti: una donna su tre ha subito violenza fisica, abusi e sevizie sfociate, in alcuni tragici casi, fino alla morte.
Femminicidio è un termine forte che ritroviamo troppo spesso ma che non deve mai assuefarci. Non va persa la consapevolezza che dietro ogni vittima c’è molto più di un numero nelle statistiche: c’è una persona con la sua vita, una donna che patisce il dolore di ciò che ha subito, o ancora subisce, e che ha bisogno di un lungo percorso di accoglienza e rispetto per superarlo.
La violenza contro una donna non è solo fisica: c’è una violenza fatta di parole, espressioni, umiliazioni, intimidazioni e colpevolizzazioni che spesso ci trovano indifferenti spettatori nel quotidiano. Esiste una violenza verbale a casa, a lavoro, nelle relazioni sociali reali e digitali. Le parole possono essere più pesanti di una mazzata: sono veicolo di pressione psicologica, pregiudizi o giustificazioni di comportamenti non rispettosi della dignità della donna. Questo sottile e ripetuto atteggiamento, goccia dopo goccia, porta molte donne ad essere così impaurite da scoprirsi incapaci di chiedere aiuto per interrompere la spirale di sofferenza e disistima in cui sono costrette.
Anche «l’amore» può diventare patologico quando assume le forme di un controllo manipolativo sulla vita dell’altra con espressioni come «dove vai, con chi vai, come sei vestita o truccata» o ancora peggio arrivando a colpevolizzare il partner con espressioni del tipo «se mi lasci ti uccido». Una gelosia iperprotettiva che diventa insana generando violenza emotiva quando non fisica. Dichiarare amore ed arrivare a distruggere la persona che si dice di amare è un evento per nulla raro. Basta leggere la cronaca.
È necessario un radicale cambiamento per guardare con occhi nuovi il fenomeno della violenza di genere. Parlare di “vittime” è fuorviante: stigmatizza la donna in un ruolo passivo e ignora la forza di cui è capace quando sceglie il faticoso percorso di uscita dalla violenza. Anche in questi tristi episodi di violenza è importante sempre ricordare che si tratta di Donne, in temporaneo stato di forte disagio, e non generiche “vittime” senza volto.
Noi del Coordinamento Pari Opportunità della Uiltec di Puglia e di Bari continueremo a esprimere piena e totale vicinanza a tutte le Donne e continueremo a dare il nostro contributo ad un percorso di cambiamento culturale che sappiamo essere difficile e ancora molto lungo. Per queste ragioni condividiamo e facciamo nostra la Campagna di sensibilizzazione della Uil “Ogni violenza subita da una Donna segna una sconfitta. Per tutti”.