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Venerdì scorso è stata scritta, a Mesagne, una delle più tristi pagine di politica locale. “Una vergogna!” – così larga parte dell’opinione pubblica ha etichettato la serata show di Emiliano alla presenza del PD locale per la presentazione dei candidati alle prossime elezioni. Senza pudore il Presidente della Regione Puglia si è presentato ai mesagnesi anticipando ed auspicando, anche nella nostra realtà, la realizzazione di disegni trasformistici funzionali solo ai suoi interessi.
Quello stesso Presidente, pochi anni fa, umiliava le scelte politiche compiute dal Partito Democratico di Mesagne che si batteva per la “normalità democratica”. Il massimo dell’indecenza l’ha raggiunto quando ha presentato il suo vassallo politico locale come “uno di noi”. Noi chi?
In realtà, il Sindaco di Mesagne è uno dei “suoi”, di cui si serve per presentare la Puglia come laboratorio del civismo nazionale e Mesagne come laboratorio della Puglia. Senza vergogna, mentre presentava il nostro candidato locale, in realtà annunciava che il Sindaco di Mesagne, già pluripremiato con incarichi regionali e provinciali, “non vede l’ora” di inglobare nella sua maggioranza anche il PD locale.
Chi ha accettato di partecipare a questa sceneggiata, peraltro già anticipata sui social dal Sindaco, ha offeso il proprio elettorato, ha avallato le scelte amministrative compiute in questi quattro anni dall’attuale maggioranza ed ha indignato tutti coloro che si sono battuti nel Consiglio comunale e nel paese per costruire un’alternativa a questo sistema di potere.
Sistema che, in tanti, a viso aperto, abbiamo combattuto in campagna elettorale sul piano morale, perché si reggeva sulla base di continui tradimenti ai danni di idee e persone e che, in seguito, si è tradotto in ostentato paternalismo, meschino opportunismo, pericoloso clientelismo, premi per i fedeli e bacchettate per gli infedeli.
Se è questa l’analisi pregressa e attuale di questa esperienza amministrativa, la domanda che ci poniamo come cittadini, come democratici, come uomini di sinistra e come antifascisti è solo una: cosa è cambiato da consentire di poter aderire al passaggio dall’improvvisata “accozzaglia” di ieri, alla meditata “Grande Ammucchiata” di oggi?
Ci auguriamo che una spiegazione arrivi prima del 25 settembre, in modo da consentire a tutti gli elettori di scegliere con serenità chi votare. Un eventuale silenzio corre il rischio di essere interpretato, da molti, come “politica della furbizia”, quella che ha spinto e spinge tanti elettori, sia a livello nazionale che locale, ad astenersi dal voto.
Tutte le operazioni trasformistiche sono sempre accompagnate da una pseudo-giustificazione politica. Anche in questa occasione si fa appello “all’unità”, chiedendo alla “comunità di riferimento” il cosiddetto voto utile per battere le destre.
Si ignora, però, che proprio queste operazioni stanno regalando l’Italia alla peggiore destra, facendo sentire orfana quella comunità che della lealtà, della coerenza e della dignità ha fatto la propria bandiera.
Ai giovani candidati che, in questo contesto, sono in campo in prima persona ricordiamo che la normalità democratica si costruisce insieme a chi professa gli stessi valori, gli stessi principi, gli stessi ideali, e non con chi li piega alle circostanze del momento. E poi, a proposito di giovani: qual è l’esempio che viene dato alle nuove generazioni alle quali si chiede un impegno politico?
Non sono forse la coerenza e la lealtà i capisaldi di una Democrazia partecipata che potrebbero chiamare a raccolta le nuove generazioni?
Michele Graduata – Movimento Libero e Progressista