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Visibilità contro credibilità – di Carla Graduata

da Cosimo Saracino
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“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” chiedeva, nel 1978, un giovanissimo Nanni Moretti in Ecce Bombo.

44 anni dopo la domanda si è trasformata in: “E’ più importante essere visibili o credibili?”

In materia di visibilità, questo Sanremo 2022, ha sicuramente stravinto: la seconda serata (senza nemmeno Fiorello!) è stata seguita da oltre 13 milioni di italiani con il 55,3% di share. L’audience impazza, gli sponsor gongolano (durante la terza puntata la pubblicità è triplicata!), i vertici RAI festeggiano.

Raggiunto l’obiettivo “visibilità”, come la mettiamo con la credibilità?

E’ “credibile” che sul palco di Sanremo salgano i diritti civili, l’antirazzismo, l’uguaglianza di genere, la lotta alla mafia, e che passino, peraltro, attraverso il volto e la voce di comici, attrici, “travestiti” e scrittori?

In un’Italia in cui non si tengono più comizi, seminari, incontri pubblici; in cui le tribune politiche sono state abolite, il Covid ha contingentato finanche le Assemblee di classe e di Istituto; in cui non si va a teatro, al cinema, alle riunioni condominiali e non si legge nemmeno la carta stampata, può Sanremo essere “autorevole” nell’affrontare temi così delicati?

E’ stato credibile CheccoZalone, quando, con la leggerezza tipica dei giullari, ci ha costretti a guardarci allo specchio (cit. Manuel M.)?

E’ stata credibile Lorena Cesarini quando, impacciata, ci ha raccontato del razzismo che ha subito?

E’ stato credibile Saviano quando, (alle ore 23:27!) ci ha raccontato di Falcone e Borsellino, spiegandoci che “ricordare” non significa “avere nostalgia”, ma “riportare al cuore”, rimettere in vita chi non c’è più, sentendolo ribattere in noi? Quando ci ha suggerito che rimanere neutrali fa perdere dignità, libertà e anche credibilità?

Non lo so! So, però, con certezza che la Signora Credibilità, nei panni di Drusilla Foer, è arrivata sul palco di Sanremo all’1:30 di notte, quando la maggior parte degli italiani dormiva.

La RAI ed Amadeus hanno avuto il “coraggio” di parlare di “fori di competenza” alle 21:30 con CheccoZalone, ma non di “diversità”, alla stessa ora, con l’elegantissima Drusilla.

A Sanremo 2022 ha vinto la visibilità, ha perso la credibilità. Perché la visibilità si conquista facilmente, mentre la credibilità non ammette scorciatoie!

📍CONDUTTRICE – Evviva Drusilla/Gianluca

“Ma quistu è masculu o fimmena?” (=”Questo signore è uomo o donna?”) si chiede incuriosito il mio vicino di casa.

In realtà non importa! Perché Drusilla Foer (la donna) e Gianluca Gori (l’uomo) sono la stessa persona. Fanno teatro, cinema, musica, arte, convivono da sempre nello stesso corpo, pur facendo vite separate e avendo finanche età anagrafiche diverse: ha 70 anni la nobildonna “Eleganzissima” Drusilla e 54 anni il toscano Gianluca.

“Tu racconti la meritocrazia!” le sussurra un timido Michele Bravi, quasi a voler sottolineare che Drusilla/Gianluca non è un “caso umano” ma una bravissima, eccezionale performer.

Infatti, elegante, spigliata, ironica, autoironica, sicura di sé, Drusilla è la Donna più Donna senza essere Donna salita sul palco di Sanremo 2022.

E il palco le appartiene dall’inizio alla fine, ne è padrona assoluta, più di Fiorello, di Amadeus, di Pippo Baudo, di chiunque.

Iva Zanicchi, simpatica come un Ditonellapiaga, vedendosela accanto, esclama “Quanto sei alta!” e Drusilla risponde “Più di te!”, allora la Zanicchi incalza “Hai anche altre cose più di me!” e Drusilla la gela “Si, io sono colta!”.

A 00:42 ritorna sul palco con un meraviglioso pigiama bianco ed una tazzina di caffè, quasi a puntualizzare che è ora di andare a letto e non le hanno ancora concesso il diritto di parola.

All’1:30 finalmente arriva il suo turno.

Si fa seria, indossa un impeccabile smoking nero e ci ricorda che se hai la possibilità (a volte anche solo la gran fortuna!) di avere tante persone che ti seguono, ti ascoltano, si affidano a Te, devi prima di tutto RISPETTARLE.

Che la credibilità non si conquista con i like e i sorrisi.

Che per essere “autorevoli” bisogna essere empatici, usare un linguaggio il più semplice possibile per lanciare messaggi alti in cui si crede davvero. E, soprattutto, che l’autocelebrazione non è contemplata tra i messaggi da inviare.

Infatti il “personaggio” Drusilla scompare per lasciare spazio alle sue parole, lanciate come missili potenti che, in appena venti minuti, squarciano il silenzio delle nostre cucine e la monotonia dei nostri gesti quotidiani.

Entra così, nei tinelli bui di vite qualunque, la storia eccezionale di coloro che, in maniera sbrigativa, chiamiamo “diversi”. Si fa largo nei nostri soggiorni, ancora impregnati di odore di cucinato, l’eroica normalità di tutti i Drusilla/Gianluca del mondo.

“Le parole sono come gli amanti, quando non funzionano vanno cambiate” esorta Drusilla, suggerendoci di preferire sempre la parola “UNICITA’” a “diversità”.

Ma accettarsi come unici non è facile – Drusilla lo sa bene – per cui bisogna “prendere per mano tutte le cose che ci abitano e portarle in alto, sollevandole nella purezza dell’aria, nella libertà del vento alla luce del sole” per gridare insieme “Che bellezza! tutte quelle cose sono io, siamo noi!”.

Chiude con una preghiera laica.

“Date un senso alla mia presenza su questo palco, tentate insieme a me l’unico vero atto rivoluzionario possibile: ascoltate la vostra unicità e quella degli altri, accogliete il dubbio. Accertiamoci che le nostre convinzioni non siano convenzioni, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità, della fissità”.

Invece l’Italia è immobile stesa a letto o sul divano.

Niente paura, cara Drusilla, la rivoluzione è già iniziata e sebbene sia notte fonda, sei riuscita là dove ha fallito il Parlamento italiano, che maltratta da anni una legge ormai superata dai fatti: sei stata naturalmente e semplicemente TE STESSA!

Alla faccia della RAI, di Amadeus e dei vari omuncoli come Pillòn che stasera fa proprio rima con…mucculòn (e chiedo scusa a MESAGNE CAPITALE DELLA CULTURA, ma quando ci vuole ci vuole!). 

📍SUPEROSPITI

Eccezionali anche Cesare Cremonini che con le sue canzoni ha fatto compagnia a tutte le avventure della mia generazione: con la sua Vespa special ci ha portato SU fino ai colli bolognesi e GIU’ perché “da quando mi hai lasciata pure tu, non è più domenica”.

Cremonini è stato: la carezza nei momenti tristi e la compagnia nei momenti di euforia; la colonna sonora di una mitica caduta tra le braccia di Stefano in piena pista da ballo del System; il verso più bello di sempre (“nessuno vuole essere Robin”).

Standing ovation per Lui e per la Musica italiana.

📍OSPITI

Orietta Berti è vestita da piumino da cipria.

Anna Valle sono vent’anni che è bella ma non balla.

Quando scende le scale la Carabiniera Marina Pigliapoco, la barca di Amadeus è ormai colpita e affondata. La Carabiniera racconta di aver salvato la vita ad una giovane mamma suicida parlandole per tre ore.

Si materializza davanti ai miei occhi il fantasma penzolante sulla balconata dell’Ariston di Pino Pagano salvato da Baudo ed Amadeus perde definitivamente credibilità, acquistando (ahimè!) ancora di più in visibilità.

📍CANZONI IN GARA:

Durante la terza serata di Sanremo si ri-esibiscono tutti – e dico tutti! – i 25 cantanti in gara.

Emergono le specificità (e anche i plagi!) delle canzoni, si chiariscono le preferenze, ci si affeziona ad alcune musicalità.

Durante il secondo ascolto bisogna lasciarsi andare, abbandonarsi alle emozioni ed ecco che nella memoria di ognuno di noi rimarrà qualcosa o qualcuno.

Magari le nostre canzoni preferite non saliranno sul podio, magari non vinceranno nulla, ma nel nostro cuore avranno riaperto una ferita o chiuso una cicatrice, diventando per questo indelebili.

Alla fine delle 25 esibizioni, i miei brividi sono 9 (elenco rigorosamente in ordine di apparizione dei cantanti):

1. Massimo Ranieri: per la potenza vocale (dopo la stecca della prima sera!) e perché in casa mia ci sono due neomelodici e due avanguardisti e io faccio parte del gruppo dei neomelodici

2. Dargen D’Amico: per l’allegria zambra e colorata che mi fa saltare a ballare sul divano spensierata e leggera

3. Ditonellapiaga e Rettore: perché riescono a farmi divertire anche dopo l’esibizione di Cremonini, e non era facile!

4. Mahmood & Blanco: perché loro sono i Gianni Morandi&Barbara Cola (che io AMAVO!!!!!!) del 2022

5. Gianni Morandi: perché mi fa venire voglia di aprire davvero le finestre, anche se fuori ci sono 3 gradi e un vento gelido a cui non siamo più abituati

6. Elisa: perché “se domani partirai, portami sempre con te”

7. Rappresentante di lista: perché CIAO CIAO, Bella Ciao!

8. Emma: per la forza che trasuda dalla voce, dalle parole, dal trucco, dal volto, dalla voce rauca, dal taglio dei capelli, dallo stile Gucci

9. Giovanni Truppi: perché la sua esibizione è quasi teatrale, quasi un dipinto, quasi un romanzo breve (si, lo so ammicca a De Andrè!)

📍CLASSIFICA UFFICIALE

Nella terza puntata, i 25 cantanti vengono votati sia dal pubblico a casa attraverso il Televoto, sia dalla giuria Demoscopica composta da 1000 super esperti (più che un mattarellum sembra un “casinellum”).

Alla fine la classifica di stasera è:

3 posto: Gianni Morandi

2 posto: Elisa

1 posto: Mahmood e Blanco

📍BREVI NOTAZIONI DI COSTUME

Sulla bancarella di Bartolo (mercato di Lecce, tutti i lunedì e i venerdì) potete trovare abiti maschili e femminili elegantissimi e di marca. Suggerirei un passaggio da Bartolo a:

– Giusy Ferreri per i tagli sulla sua giacca nera proprio ad altezza di “maniglie dell’amore”;

–  Dargen D’Amico per il suo pigiama in tinta con la camicia;

– Irama per il gilet da pescatore;

– Michele Bravi per tutto il completo rosso;

– Rkomi per l’outfit da addestratore di falchi;

– Sangiovanni per la giacca rosa oversize che nemmeno io, quando mi vestivano “a crescenza”, ne ho mai avuta una cosi grande

– Truppi per la cannottiera nera (almeno non è bianca!)

📍MENZIONE D’ONORE

La menzione d’onore va all’importanza dirompente della simbologia e della gestualità.

Al fiorellino che Aka 7even regala ad Amadeus che mi ricorda i papaveri della mia carissima amica Sonia (giuro che quello non lo ha confezionato lei, ma sono sicura che dall’anno prossimo proverà ad inondare anche il palco di Sanremo dei nostri papaveri RESISTENTI).

Agli occhiali da sole dell’orchestra quando canta Dargen D’Amico che finalmente “se ne fottono e ballano”.

Alla mascherina nera indossata da un Uomo, vestito da Donna che si traveste da Zorro (W la geniale Drusilla W).

Agli sguardi dolci di due uomini (Mahmood e Blanco) che si scambiano parole d’amore.

Al pubblico in piedi quando vengono letti i nomi di Chi ha perso la vita negli attentati di Falcone e Borsellino

Al pugno alzato dei “Rappresentante di Lista”, simbolo di LOTTA e RESISTENZA.

Al gesto femminista di Emma che unisce pollici e indici.

All’eternità di quei gesti e di quei simboli che servono a ricordare ai Pillon, agli Adinolfi, ai conformisti, agli integralisti, ai fascisti, ai disillusi, ai senza speranza, agli eternamente tristi, agli infelici di professione, agli immobili, agli amanti degli stereotipi che bisogna sollevarsi da terra, sparigliare, rompere le regole, osare e volare alto. Sempre.

📍MENZIONE D’ONORE DA CASA

Oggi la menzione d’onore da casa va alla cinquenne Emma che, dopo una notte di dubbi, ancora perplessa, ha chiesto ai genitori perché Lorena Cesarini avesse pianto in diretta televisiva. Quando la sua mamma le ha spiegato che viene presa in giro solo perché ha la pelle di un colore diverso, la dolcissima e brunacchiona Emma ha così sentenziato: “Ah, come me che sono scura!”.

E’ proprio vero, i bambini non conoscono le sovrastrutture, i retropensieri, gli infingimenti.

Dovremmo tutti andare a lezione di Amore ed Unicità da loro, almeno una volta al giorno.

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Prima di chiudere: “Non posso far finta di niente 3 – Il ritorno!”

Non so se vi è chiaro, ma Mesagne è tra le dieci finaliste del titolo CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2024.

Il 2.2.22, il Ministero della Cultura ha pubblicato il Calendario delle audizioni delle 10 Città candidate all’ambito titolo.

Mesagne verrà “interrogata” giovedì 3 marzo alle ore 14:00, subito dopo la pausa pranzo.

Speriamo che gli “interroganti” abbiano digerito e che la nostra interrogazione non resti sullo stomaco.

Io, a cautela, mi metto a dieta e riprenoto l’appuntamento dal parrucchiere per fine febbraio, perché, si sa, se il colore non è fatto bene, dopo venti giorni, “stinge”.

A domani.

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