La gravissima emergenza sanitaria, in atto ormai da marzo del 2020, ha creato le condizioni perché si ridiscuta il modello organizzativo della sanità pubblica anche nella nostra regione.
Le strutture ospedaliere non risultano più sufficienti a garantire livelli di assistenza accettabili e sempre più spesso i pronto soccorso vengono intasati anche da chi necessita di interventi assistenziali a “bassa intensità”.
Il problema è ancora più evidente in provincia di Brindisi dove, di fatto, era stato accentrato tutto nell’ospedale “Perrino” di Brindisi e nel “Camberlingo” di Francavilla Fontana prima che si rendesse necessaria una redistribuzione dei carichi anche sulle altre strutture ospedaliere (Ostuni, Mesagne, Cisternino, Ceglie Messapica, San Pietro Vernotico).
Lo scorso anno la Conferenza Stato-Regioni ha affrontato il problema nella sua globalità ed è emersa con chiarezza la volontà di ridare corpo ad un programma di aperture di “ospedali di comunità”.
Si tratta, come è noto, di strutture di ricovero breve per quei pazienti che, a seguito di un episodio di acuzie minori o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica. L’ospedale di comunità deve svolgere, insomma, una funzione intermedia tra la cura domiciliare e il ricovero ospedaliero.
Sempre in riferimento alla provincia di Brindisi, ritengo che ci siano le condizioni perché l’Asl operi – di concerto con le Amministrazioni Comunali – per l’apertura di “ospedali di comunità” nei comuni privi di strutture ospedaliere.
Si tratterebbe di una scelta in grado di colmare anche le “falle” apertesi con il progressivo depotenziamento dei poliambulatori e con le accresciute esigenze di assistenza da parte dei cittadini.
Mauro Vizzino – Presidente Commissione Sanità della Regione Puglia