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SIAMO PARTE DELLA STESSA UMANITÀ

da Redazione
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Molteplici sono i volti in cui l’umanità si manifesta nelle diverse parti del mondo e, ormai da tempo, nella stessa parte del mondo. Eppure siamo tutti membri della famiglia umana e, in quanto tali,detentori di quei diritti inviolabili e inalienabili senza i quali cessiamo di vivere come esseri umani. Nessun uomo può essere privato della libertà e della dignità per mano di un altro uomo. È quanto recitano le Carte nazionali e internazionali, per quanto smentito dalle tragedie umane che si consumano in tante regioni della Terra.  

È sul tema della violazione dei diritti umani che si è tenuto l’incontro a distanza con Sara Lucaroni, autrice del libro “La luce di Singal”, edito da “People Storie”, con cui la scrittrice sta tenendo viva la memoria del genocidio degli yazidi, un popolo stanziato in una regione situata tra Iraq, Turchia e Siria, dando voce a chi non ha voce e vive alla periferia del mondo, perché senza memoria non ci può essere giustizia. L’incontro è stato programmato nel percorso di educazione civica “Protagonisti di un Nuovo Mondo”, destinato alle classi terze della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo “Giovanni XXIII-Moro”. 

Gli yazidi, ha spiegato Sara, sono stati vittime di 74 genocidi, persecuzioni, uccisioni di massa, conversioni forzate sulla base di pregiudizi infondati che li presentavano come barbari, sporchi, adoratori del diavolo, ignoranti, cannibali. Il 3 agosto 2014 hanno subito un feroce attacco da parte dei miliziani jihadisti che ha messo in fuga 450.000 yazidi. Migliaia di persone sono state uccise e sepolte in fosse comuni; altre migliaia, tra cui donne e bambini, sono scomparse, vendute come schiave le prime, addestrati militarmente per la causa jihadista i secondi.

Rispondendo alle domande dei ragazzi, Sara ha rivelato i tratti di un popolo cultore della pace e dell’ospitalità, incline ad aprirsi agli altri, dalle radici religiose ancestrali in cui ebraismo, cristianesimo e islamismo si incontrano. Purtroppo, giustizia non è stata fatta: la metà delle donne rapite non è mai tornata a casa, ci vorrebbero processi seri per giudicare i carnefici di questa tragedia, ma al momento se ne contano appena due tenutisi in Germania, il territorio è distrutto e gli azydi vivono ancora in campi profughi.                                                                                                                                                             

Gli azydi,  ha aggiunto Sara, non hanno una rappresentanza politica e la loro condizione di insicurezza non è terminata, come attesta la lotta in cui continuano ad essere impegnate le ragazze combattenti che indossano ancora la divisa. Sara non manca di additare le responsabilità dell’Occidente che, alle armi della diplomazia, ha anteposto quelle degli eserciti condannando l’”occidentalismo” con la sua idea di superiorità culturale. 

Rivolgendosi ai ragazzi, Sara li ha invitati a non essere indifferenti di fronte all’ingiustizia, a reagire, ad essere attenti e a difendere i diritti di tutti, perché siamo parte della stessa umanità.

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