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SCUOLA, IMPRESE, RICERCA E FAMIGLIE: TUTTI INSIEME PER L’INNOVAZIONE SOCIALE

da Ivano Rolli
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La “società della conoscenza”, pone come risorsa indispensabile per lo sviluppo del sistema economico non più un capitale “materiale”, ma il sapere e il capitale “umano” e, per tale ragione, l’Unione Europea ha raccomandato agli stati membri di focalizzare l’attenzione, nei relativi sistemi educativi, sulle competenze, anziché sulle conoscenze. Il termine competenza, infatti, denota la capacità di rispondere con successo ad esigenze complesse di un contesto particolare, mobilitando conoscenze, abilità cognitive e pratiche e componenti sociali quali atteggiamenti, emozioni, valori e motivazioni: se le conoscenze rappresentano il “sapere”, ovvero l’assimilazione di informazioni, e le abilità il “saper fare”, vale a dire l’applicazione delle conoscenze per portare a termine compiti e risolvere problemi, le competenze indicano il “saper essere” e presuppongono l’applicazione di conoscenze ed abilità per mettere in atto strategie efficienti, mettendo in gioco anche convinzioni, atteggiamenti e motivazioni. Riflesso di queste nuovo concetto è la distinzione tra insegnamento ed apprendimento. La scuola del passato aveva al centro le conoscenze e lo studente riceveva quasi passivamente ciò che l’autorità, ovvero l’insegnante, trasmetteva unilateralmente. Oggi, al contrario, nell’ottica delle competenze, apprendere è porre lo studente al centro, far sì che agisca ed operi in modo indipendente per costruire il proprio profilo formativo. Il docente diviene, di conseguenza, guida che indirizza alla comprensione del metodo più che all’immagazzinamento della nozione, per preparare il giovane alla transizione verso una società conoscitiva. L’Europa si sta muovendo nella direzione di questo cambio di prospettiva e, il 18 dicembre 2006, ha formalmente approvato una Raccomandazione relativa alle Competenze chiave per l’apprendimento permanente, quelle che tutti i cittadini europei dovrebbero possedere per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. In questo documento sono elencate otto competenze chiave (key competences) e trasversali, poiché dovrebbero essere possedute da tutti, ad ogni età ed indipendentemente dal proprio percorso scolastico e dal proprio livello di istruzione, al fine di adattarsi con flessibilità ai cambiamenti e di porsi nell’ottica dell’apprendimento permanente. Esse sono:

• Comunicazione nella madrelingua Intesa come la capacità di esprimere, comprendere ed interpretare concetti, fatti ed opinioni espressi in forma sia orale che scritta, in maniera conforme alle varie situazioni, per interpretare il mondo e relazionarsi con gli altri. • Comunicazione in lingue straniere Basata, come per la madrelingua, sulla capacità di esprimere, comprendere ed interpretare concetti, pensieri ed opinioni in forma orale e scritta e in una gamma appropriata di contesti sociali e culturali diversi, in modo da rispondere alle sfide di un mondo globalizzato ed interculturale, che incoraggia sempre più la mobilità di persone ed idee.

• Competenza matematica e competenze di base in campo scientifico e tecnologico È la capacità di sviluppare ed applicare il pensiero matematico per risolvere una serie di problemi in situazioni quotidiane. Più che sulle conoscenze, l’accento dovrebbe essere posto sugli aspetti del processo e dell’attività, quali la disponibilità ad usare modelli matematici di pensiero logico e spaziale. La competenza scientifica permette di spiegare ciò che ci circonda, utilizzando conoscenze e metodologie per identificare problematiche e trarre conclusioni basate su fatti comprovati . Grazie alla competenza tecnologica, poi, si possono applicare le conoscenze acquisite per rispondere alle esigenze dell’uomo, con la consapevolezza per la tutela della sicurezza e della sostenibilità in relazione all’individuo, la comunità e l’ambiente.

• Competenza digitale Rappresenta la capacità di saper utilizzare, con spirito critico e dimestichezza, le nuove tecnologie in contesti differenti, allo scopo di ricercare, raccogliere, utilizzare e scambiare conoscenze. La rilevanza dell’informatica risiede nella potere di far circolare la conoscenza, che diviene una risorsa mobile, grazie alla quale l’uomo può anche comunicare il suo know-how e le proprie conoscenze. • Imparare ad imparare Tale competenza è al centro della Raccomandazione e consiste nel perseverare nell’apprendimento ed organizzarlo tramite una gestione efficace del tempo e delle informazioni, a livello individuale e in gruppo. Per farlo, occorre essere consapevoli del proprio processo di apprendimento e dei propri bisogni, delle opportunità disponibili, degli ostacoli e di come superarli. Si tratta di imparare il metodo, le strategie per una formazione autonoma e che duri per tutta la vita. In una società e di un mondo del lavoro che cambia a ritmi vertiginosi, il lifelong learning (apprendimento permanente), col fine di migliorare conoscenze, abilità e competenze, è un dovere per restare al passo con i tempi ed evitare l’emarginazione sociale. Se non ci si adegua dal punto di vista culturale di rischia di essere esclusi dalla società e di rimanere disoccupati, poiché, oggi, non è più possibile intraprendere un percorso scolastico in vista di una meta professionale senza che l’obiettivo, nel frattempo, non sia cambiato o scomparso e che siano alterate le coordinate del mondo del lavoro. Le competenze, pertanto, non possono più essere immaginate secondo la tradizione, ma devono essere viste come qualcosa di dotato di un ciclo di vita e, per mantenerle vive, bisogna mettersi in condizione di saper affrontare i cambiamenti.

• Competenze sociali e civiche Include tutto ciò che concerne la partecipazione in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa del proprio paese. Per essere coinvolti attivamente nella vita democratica e comprenderne il valore, è necessario che tutti i cittadini siano a conoscenza di concetti e strutture sociopolitiche, dell’organizzazione e delle regole dello Stato. • Spirito di iniziativa ed imprenditorialità Tale competenza è fondamentale e riguarda la capacità dell’individuo di tradurre le proprie idee in azione. In essa rientrano la creatività, l’innovazione, l’assunzione di rischi, la capacità di pianificare e gestire progetti per raggiungere obiettivi. Nel comune intendere, l’imprenditorialità è associata al mondo del business e degli affari, ma, in realtà, essa rappresenta una componente dell’individuo, del suo modo di fare e comportarsi, che dovrebbe essere espressa non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella vita quotidiana e nella società. Grazie ad essa, è possibile cogliere le opportunità che si offrono per raggiungere obiettivi personali e comuni e, proprio per questo, deve essere trasversale, posseduta da tutti, indistintamente. • Consapevolezza ed espressione culturali L’ottava competenza denota la consapevolezza dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni attraverso una grande varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, la letteratura e le arti visive. Per far ciò, bisogna comprendere la propria cultura ed avere un atteggiamento aperto e rispettoso verso le diversità di espressione e di cultura, in modo da convivere con gli altri. Delineando queste otto Competenze, l’Europa si è rivolta ai 28 Stati membri, per colmare un deficit di competitività nei confronti delle altre nazioni sviluppate, che nasce dalla difficoltà di tradurre i risultati dell’eccellenza scientifica in iniziative di valore economico e sociale, di unire innovazione e produttività. Ciò è strettamente collegato ad un problema drammatico, quello della disoccupazione giovanile, che non si risolve con misure tradizionali di assistenza ai giovani, ma rendendoli in grado di costruirsi da soli il proprio futuro. In un mondo globalizzato, che pone l’uomo di fronte a nuove sfide, possedere delle competenze al di là dell’educazione tradizionale, grazie alle quali ci si possa adattare ai nuovi paradigmi della società e del mondo del lavoro, aiuta a combattere il rischio di emarginazione sociale. Per questa ragione, le istituzioni europee hanno focalizzato la propria attenzione sulla scuola, che aiuta i giovani a costruire le proprie opportunità lavorative e il proprio futuro. La scuola rappresenta il motore della crescita e della competitività, è insostituibile, ma deve evolversi: l’istruzione deve essere a tutti i livelli, deve coinvolgere giovani e adulti e deve essere aperta alla società. Diventa, di conseguenza, imprescindibile il legame tra apprendimento e lavoro, tra scuola ed impresa, poiché l’esperienza lavorativa, come forma di apprendimento al di là di quella sui banchi di scuola, deve essere continua e deve cominciare presto, così come in età adulta bisogna ugualmente continuare ad aggiornarsi e a migliorare conoscenze, abilità e competenze, al fine di scongiurare il rischio sociale. Per la crescita della società ed una maggiore qualità della vita, l’economia della conoscenza, delle idee, dell’immateriale e della creatività necessita un’evoluzione culturale, in cui la scuola ricopra un ruolo nuovo e da protagonista. A conferma di ciò, nei paesi candidati all’entrata nell’UE sono state previste delle scuole-pilota in cui sia certificato il raggiungimento delle key-competences. In Italia, la strada per il raggiungimento degli obiettivi europei entro il 2020 è ancora lunga e molto resta da fare per superare un sistema educativo di stampo tradizionale e costruire programmi ed opportunità per i giovani. Anche la famiglia, altro centro educativo, deve promuovere l’autonomia dei figli nella ricerca e nell’esplorazione del presente. Il futuro ci pone di fronte ad un mondo diverso, in cui i genitori non possono più condizionare i figli in base alle proprie esperienze professionali e ai valori del passato, ma, piuttosto, devono affiancarli, ricoprire un ruolo di mentore, di guida per aiutarli a sviluppare il senso critico, per non cadere nei pericoli dello sviluppo. Bisogna, inoltre, che ci sia una convergenza tra i mondi della ricerca, delle imprese e delle istituzioni, in modo che la prima non risulti astratta e teorica, lontana da applicazioni concrete, che le seconde non ricerchino il profitto ad ogni costo, trascurando le reali esigenze della società e che le terze entrino nell’ottica della semplificazione a livello legislativo. Solo coniugando i tre aspetti si potrà ottenere un vantaggio reale e si potranno cogliere le opportunità che vengono offerte. Il XXI secolo appare, dunque, come un secolo complesso, turbolento, incerto ed indeterminato, fatto di cambiamenti non più secolari, ma decennali: il futuro è incerto, ma per vincere le sue sfide è necessario che i giovani non solo siano culturalmente attrezzati, ma anche agenti di diffusione per gli altri. Solo così si potrà migliorare la società e ci si potrà adeguare con successo alle nuove frontiere culturali e al nuovo modo di pensare.

 

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