«Mi piacerebbe che fossero rispettate le regole del vivere civile, in fondo i parcheggi riservati ai disabili non sono un privilegio, ma un aiuto in una situazione di difficoltà»: è lo sfogo di una mamma di un bambino disabile che da tre anni sollecita la sensibilità di tutti i genitori e delle autorità locali affinché siano rispettati gli stalli per i disabili vicino alla scuola elementare “G. Falcone”.
«Si, l’ho visto ma stavo solo un minuto» si sente rispondere dal papà, dalla mamma o dal nonno che ha accompagnato figli o nipoti a scuola. E non è accettabile perché ammesso che sia davvero un minuto, questo può recare un disagio enorme a una persona che ha diritto di star lì e invece deve andare altrove a cercare un posteggio.
Mamma Maria (nome di fantasia), come tante altre mamme e papà, deve lottare ogni mattina per permettere al figlio di fare poca strada (che in caso di pioggia, per esempio, è notevole la differenza dato che la maggior parte dei disabili motori non riesce a spingersi e tenere pure l’ombrello per ripararsi).
I parcheggi per disabili sono anche più ampi rispetto ai comuni parcheggi e questo ha un importanza fondamentale, perché permette al disabile o al suo accompagnatore di posizionare la carrozzina di fianco allo sportello aperto per scendere e salire dalla vettura.
Quello che mamma Maria chiede ai cittadini mesagnesi è l’abbattimento delle barriere mentali (perché a quelle architettoniche ci sta pensando l’Amministrazione), magari anche un potenziamento dei controlli degli organi preposti, e l’adozione dei comportamenti corretti che sono alla base della società civile. Questi ultimi si imparano proprio fin da piccoli e dovremmo dare il buon esempio ai nostri figli che frequentano le elementari. Ma anche gli asili, le medie, le scuole superiori.
È importante capire che dietro a una norma vissuta come un’imposizione fastidiosa (in questo caso lo stallo della sosta per i disabili) si nasconde in realtà la possibilità di stare bene con se stessi e con gli altri e soprattutto di esercitare senza limiti la propria libertà. Kant sosteneva che la libertà non consistesse nel fare tutto senza regole, ma al contrario avere la determinazione di agire nel rispetto delle condizioni morali riconosciute. È libero chi non distrugge le regole di convivenza che permettono a tutti di vivere. Non di sopravvivere.