Home Attualità “Cosa ti sei perso…” – di Francesco Simone

“Cosa ti sei perso…” – di Francesco Simone

da Cosimo Saracino
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C’è un giorno a Mesagne piu’ magico e speciale di tutti gli altri 364.
E’ il Venerdi Santo.
Il giorno dei Misteri.
Il giorno della tradizionale processione di statue che rappresentano la Via Crucis, gia’ scena di un film di Sergio Rubini e oggetto della curiosita’ di studiosi italiani in tema di riti religiosi.
Se pensate che I Misteri di Mesagne, siano solo un rito religioso, beh allora vi siete persi la reale essenza di una citta’.
Avete solo colto l’esteriorita’ di un rito che invece e’ da sempre una fotografia di una citta’.
Misteriosa e mai scontata, contraddittoria ma di inequivocabile impatto emotivo.
Come è il barocco.
Meraviglioso a colpo d’occhio ma pieno di involuzioni della pietra e zone d’ombra per chi vuole coglierne l’essenza vera.
Si mixano quella che io definisco da anni una “teatrale sacralità” o “sacrale teatralità” dove l’arte barocca del centro senza poterlo evitare ruba l’occhio al senso religioso della Via Crucis.
Tu quale definizione ritieni piu’ calzante?
“Sacrale teatralita'” o “teatrale sacralita'”?
Mesagne si spoglia per una notte di sovrastrutture turistiche o commerciali per dire: “Guardami, cosi’ come sono”.
E’ il senso del barocco.
“Guardami ma rifletti.”
A memoria mia non ho mai visto tanta gente in giro per Mesagne come ieri sera .
La sensazione impalpabile che ci fossero veramente “tutti”.
Cittadini, tanti turisti, tante famiglie dei paesi limitrofi e tanti esploratori curiosi.
C’erano emigrati rientrati per riabbracciare le famiglie.
C’erano ricercatori universitari, cultori della materia, Nerd appassionati.
Verrebbe quasi da dire che dopo di due anni di pandemia (non ancora conclusa), Mesagne è stata un grande assembramento di culture ed emozioni.
Mi ha colpito una frase di una donna presumibilmente una turista non locale a giudicare dall’accento.
Questa donna, con il naso all’insù fissando la facciata di S.Anna in Piazza Orsini e con tono concitato in videocall con un’amica o parente… commentava: “Cosa ti stai perdendo… l’anno prossimo ci torniamo assieme”.
Talmente concitata che alzando senza volerlo il tono di voce, qualcuno da dietro ha chiosato con un “Sshhh”.
Io invece facevo il tifo per la donna.
Urlatelo a voce alta e petto in fuori “Cosa ti stai perdendo? L’anno prossimo ci torniamo assieme”
Perché è il più bel gesto d’amore.
E’ l’invito di amore più viscerale che si possa dedicare a chi è lontano da questa città e magari mai più ci tornerà.
E’ ‘invito a riappropriarsi delle luci di questo barocco lasciandosi alle spalle le zone d’ombra.
E’ la frase che diresti nel tuo intimo a chi non c’è più e non sa cosa si sta perdendo.
E’ il senso di una cosa bella quando la vuoi condividere.
Tutta e subito , come tutte le cose belle o buone.
In fondo l’uovo di Pasqua non e’ buono se non lo mangi tutto e subito.
Io questo invito lo dedico a mio padre, che per qualche acciacchino dell’eta’ non sa cosa si sta perdendo.
“Dai che l’anno prossimo ci torniamo assieme”.

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