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Fonti rinnovabili e green economy: una prospettiva per la Puglia

da Cosimo Saracino
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L’ Istituto Pugliese Ricerche Economiche e Sociali (IPRES) ha condotto uno studio sulle fonti rinnovabili come fattori di sviluppo della green economy, elaborato dal Rettore dell’Università del Salento Domenico Laforgia, e da Antonio Salvatore Trevisi, Energy Manager dell’Università presso lo stesso istituto. Di seguito ne presentiamo i dati salienti.

Negli ultimi anni la Puglia, sebbene povera di risorse energetiche di origine fossile, è diventata per via della sua posizione e per le sue caratteristiche geomorfologiche, sede di importanti  centrali e impianti  di trasformazione di energia. Dal 1996 ad oggi il bilancio elettrico regionale risulta costantemente in surplus.

Il surplus elettrico in Puglia ne fa un luogo ideale per sviluppare tecnologie innovative alimentate da energia elettrica. Si pensi, ad esempio, all’utilizzo ditale surplus a favore di sistemi come la mobilità elettrica o ad idrogeno pro- dotto da fonti rinnovabili, ossia sistemi che offrono la possibilità di muoversi senza produrre emissioni inquinanti nelle città e con livelli minimi di rumore. Attualmente, pur producendo energia elettrica soprattutto attraverso combustibili fossili e non fonti rinnovabili, l’utilizzo dell’elettricità per gli spostamenti in ambito urbano consentirebbe il beneficio di avere delle città più vivibili tenendo lontani gli inquinanti prodotti dalla marcia dei veicoli.

La situazione impiantistica al 31/12/2010 presenta n. 38 impianti termoelettrici, n. 132 impianti eolici, n. 9.679 impianti fotovoltaici e n.2 impianti idroelettrici.

Dai dati emerge chiaramente il predominio sul lato della domanda della provincia di Taranto, dove si addensano i grossi poli industriali della regione, e sul lato dell’offerta della provincia di Brindisi dove si trovano gli impianti energetici alimentati in prevalenza da fonte fossile. Per quel che riguarda i consumi di elettricità, la chiave di lettura fornita dalla loro ripartizione provinciale non rivela grandi novità, ma ripropone un ordine gerarchico che è un chiaro riflesso delle politiche di intervento pubblico nella seconda metà degli anni ‘50 collocando Taranto al primo posto, come grande divoratrice di energia, più distanziata c’è Bari e in coda Lecce, Brindisi, Foggia e la BAT.

Il quadro delineato non rende giustizia, tuttavia, delle reali vocazioni provinciali. Così se Taranto si impone per il ruolo di consumatore nella domanda energetica regionale, non regge il confronto con le altre realtà provinciali per la composizione settoriale dei suoi consumi, completamente sbilanciati sull’industria (al di sopra del 77%), afflitta peraltro da una contrazione dovuta all’attuale crisi economica. Decisamente più articolata si presenta la composizione settoriale dei consumi di elettricità nella provincia di Bari, segnata dal predominio degli impieghi del terziario (con quote superiori al 35%) e del domestico, mentre anche qui non sfugge il calo di cui è afflitto ovunque il settore industriale.

La direzione dei flussi elettrici in Italia è caratterizzata da una trasmissione di energia dal Sud (Puglia, Calabria e Molise) e dall’estero (in particolare Francia e Svizzera) verso le Regioni del centro-Nord. Dal punto di vista della produzione elettrica l’Italia è caratterizzata da poche regioni virtuose che producono oltre il proprio fabbisogno e dall’import dall’estero che sopperiscono al consumo delle regioni deficitarie. Anche lo sviluppo della produzione da fonti rinnovabili si sta concentrando in aree che sono già in surplus energetico e questo sta causando la necessità di superare, mediante il potenziamento degli elettrodotti, le congestioni di rete per garantire il pieno funzionamento del sistema.

L’utilizzo di fonti rinnovabili in Puglia

Negli ultimi anni in Puglia, accanto all’industria pesante, ha trovato terreno fertile la cosiddetta Green Economy. Gli impianti pugliesi alimentati da fonte rinnovabile sono al momento in termini assoluti i più produttivi d’Italia, grazie anche al fatto che la loro realizzazione è stata favorita da un sistema autorizzativo più snello rispetto le altre regioni e da condizioni climatiche più favorevoli. Tale primato non è tuttavia privo di qualche elemento contraddittorio, poiché in alcuni casi è mancata un’attenta pianificazione territoriale e la gran parte degli impianti sono realizzati con tecnologie straniere e da società provenienti da fuori regione. Per tali motivi il sistema di generazione elettrica pugliese non può essere ancora associato ad un sistema sostenibile, in considerazione del fatto che è ancora fortemente ancorato alla combustione del carbone e di recente ha assunto, in alcune circostanze legate alla realizzazione di parchi fotovoltaici e eolici, aspetti speculativi con il rischio di avvilire in futuro altri settori come quello turistico. Per non minare il raggiungimento della competitività delle energie rinnovabili e delle tecnologie energetiche più efficienti occorre, pertanto, incoraggiare soprattutto la realizzazione di impianti a basso impatto ambientale e integrati dal punto di vista architettonico nei contesti già antropizzati o impianti ubicati in zone non di pregio per evitare di amplificare le proteste dei cittadini anche contro tecnologie che potrebbero sostituire progressivamente combustibili molto più inquinanti capaci di causare al clima danni non ancora chiaramente prevedibili.

Il ruolo dell’area della regione di importante  polo energetico nazionale è stato acquisito dalla Puglia solo da pochi decenni, in quanto sul sistema produttivo regionale ha da sempre pesato la mancanza di fiumi e dislivelli significativi, la cui assenza ha storicamente precluso la possibilità di uno sviluppo adeguato degli insediamenti produttivi che necessitavano di energia elettrica.

La rilevante crescita della generazione termoelettrica non ha impedito, tuttavia, la recente adozione di iniziative nel campo dello sviluppo delle fonti rinnovabili. Attualmente si intravede un possibile rovesciamento rispetto a ciò che avvenne agli inizi del 1900, in cui la tecnologia idroelettrica, utilizzabile solo nelle Regioni del Centro-Nord, ha causato pesanti ritardi di sviluppo industriale e, quindi, sociale ed economico nel Sud d’Italia (Puglia in particolare), poiché le potenzialità delle nuove tecnologie rinnovabili (solare e eolico) sono molto più consistenti nelle Regioni del Mezzogiorno. Forte di questo vantaggio competitivo potenziale, il Mezzogiorno potrebbe svolgere in futuro un ruolo trainante nello sviluppo e nelle applicazioni delle fonti rinnovabili e recuperare quanto perduto in passato, agganciando la propria economia al sole e al vento, di cui gode in abbondanza da sempre e che nella sua storia ne hanno sempre sorretto la quantità e la qualità dell’agricoltura nonché la qualità della vita. Una scelta strategica in tale direzione, con forti investimenti nelle realtà produttive del settore per creare l’intera filiera nel Mezzogiorno d’Italia, avrebbe un effetto notevole sullo sviluppo delle Regioni più virtuose che, con vigore, dessero una forte spinta a tale settore produttivo rendendolo strategico e prioritario nelle varie pianificazioni. Le Regioni meridionali hanno l’opportunità di cogliere in termini positivi l’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili che consentano significative ricadute economiche e occupazionali sul territorio, intravedendo gli innumerevoli vantaggi che possono  consentire  un  riequilibrio  economico e sociale proveniente  proprio dall’energia elettrica, che è stata concausa nel loro ritardo di sviluppo.

Fra le regioni meridionali la Puglia è, al momento, la regione più virtuosa dal punto di vista della produzione di energia elettrica da nuove fonti alternative come solare ed eolico. I numerosi primati raggiunti nel settore energetico, ricchi di luci ma non privi di qualche ombra, ne fanno un territorio di assoluto interesse soprattutto in riferimento allo sviluppo di nuove tecnologie (mobilità elettrica, idrogeno, ecc.).

L’energia eolica

Per quel che concerne la produzione eolica, la Puglia è seconda dopo la Sicilia in termini di potenza installata e di produzione a livello regionale, rappresentando rispettivamente il 22,1% e il 23% sul totale nazionale.

La componente territoriale rappresenta per gli impianti eolici una caratteristica fondamentale. L’insieme di ventosità, orografia, accessibilità dei siti sono infatti variabili discriminanti per l’installazione di un parco eolico. È per questo motivo che nelle regioni del Sud risultano installati il 98% della potenza Italiana e il 90% del parco impianti in termini di numero.

La produzione eolica è generata principalmente nelle Regioni meridionali e nelle Isole, mentre nel Settentrione i valori sono molto bassi. La Sicilia detiene il primato di produzione con il 24,1% e insieme alla Puglia totalizza quasi il 50% di produzione eolica in Italia. La Campania e la Sardegna seguono, con quote rispettivamente del 14,6% e dell’11,4%. Sempre in evidenza il valore percentuale di produzione della Calabria che è in continuo aumento negli anni.

Le province pugliesi mostrano un certo grado di disomogeneità tra loro. Infatti nella provincia di Foggia si concentra la maggiore capacità installata (19,2%), mentre nelle altre province la percentuale è nettamente più bassa.

Oltre a Foggia è da tenere in considerazione la percentuale della potenza installata anche nelle province di Catanzaro (7%), di Palermo (6,4%), Avellino (6,2%). Il primato nazionale di produzione lo detiene la provincia di Foggia con 19,6%. Seguono le province di Palermo (6,4%) e di Avellino (6,1%).

 

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