Quando Gino Simone scattò questa foto, non si rese conto di aver immortalato un’immagine destinata a entrare nella storia di Mesagne. L’otturatore della sua macchina fotografica si chiuse proprio nell’istante in cui un fuoco d’artificio, fatto brillare alla conclusione della proclamazione di Mesagne Civitas Mariae, si espandeva nel cielo formando una croce luminosa. Casualità o cosa?
Era il 9 febbraio 2003. In piazza Vittorio Emanuele II, di fronte alla chiesa dell’Immacolata, c’era una folla numerosa. La serata era fredda. Sul palco, l’arcivescovo Mons. Rocco Talucci, i sacerdoti guidati da Don Angelo Argentiero e Mons. Angelo Catarozzolo, la giunta comunale e il sindaco, l’avvocato Mario Sconosciuto, nel suo primo anno di amministrazione. Intorno, tanti fedeli con gli occhi rivolti al cielo, ammirando i fuochi d’artificio che partivano dal torrione del Castello.
Gino inquadrò e scattò. Quella sera realizzò molte foto, tutte interessanti e capaci di raccontare la cronaca del momento. Ma solo una era destinata a entrare nella storia di Mesagne.
Lo stupore arrivò dopo qualche giorno, quando Gino Simone, come ci raccontò, aprì la memory card con gli scatti della serata. I suoi occhi brillavano di felicità: quella croce in cima al Castello aveva un significato profondo. Rappresentava il compimento di un percorso civile e spirituale che portava Mesagne a riconoscersi finalmente come Città di Maria. Forse, quella scelta era stata approvata dall’Alto.
Oggi, suo genero, Roberto Muscio, ha ritrovato quel file, a cui sono personalmente molto affezionato. Rivederlo mi riporta alla mente quei giorni intensi, pieni di attività e di qualche preoccupazione. Grazie a Roberto per averlo recuperato: per me, questa foto è il simbolo di una giornata vissuta insieme, ancora una volta, come comunità mesagnese.