Home Attualità Lettera aperta al Presidente Michele Emiliano per la riapertura delle scuole – di Mario Badino

Lettera aperta al Presidente Michele Emiliano per la riapertura delle scuole – di Mario Badino

da Cosimo Saracino
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Gentile Presidente Michele Emiliano,

la situazione, è vero, è grave e peggiora, i trasporti sono quello che sono, e i tracciamenti sono fuori controllo. Anche gli spazi di certe scuole, per la verità, non sono del tutto adeguati, anche perché certe classi continuano a essere più numerose del dovuto, il che è un problema sempre, ma a maggior ragione nell’emergenza che viviamo.

E tuttavia, a scuola, facciamo rispettare le regole: la mascherina, il gel per le mani, il distanziamento. Ci ingegniamo per tirare avanti, nonostante le 5-6 ore quotidiane seduti a un banco, perché sappiamo che ad avere bisogno della scuola in presenza, in primo luogo dei propri coetanei, e poi degli insegnanti, della normalità della routine scolastica, sono i nostri alunni.

Sappiamo che il loro bisogno di apprendere, anche quando dobbiamo lottare per farglielo capire, è qualcosa di irrinunciabile per “costruire” dapprima dei giovani, poi degli adulti, in grado di pensare, di comprendere il funzionamento della società, di diventarne membri onesti e attivi. Sappiamo che non è accettabile, nel nostro presente fatto di scuole di specializzazione, master e dottorati, che i nostri giovani parlino male l’italiano, non capiscano i testi che leggono, non si informino di quanto accade.

Come insegnanti abbiamo potuto notare, dopo l’esperienza di didattica a distanza dello scorso anno scolastico, un calo della partecipazione, dell’attenzione, dell’impegno, che si è riflettuto sulle prime settimane di quest’anno. Ora, proprio mentre avevamo la sensazione di cominciare a recuperare qualcosa, la nuova chiusura.

Io non so se i numeri dei contagiati a scuola sono troppo bassi, come dice la ministra Azzolina, per giustificare l’ordinanza. Quello che so è che, se l’intento è quello di tutelare la salute dei nostri ragazzi e delle loro famiglie, la fine delle lezioni in presenza, in mancanza di un lock down, è un provvedimento che rischia di rivelarsi controproducente.

Ci saranno alunni che, durante quello che dovrebbe essere il tempo scolastico, se ne andranno per la strada; altri si incontreranno a casa di qualche compagno, anche per ovviare al problema (che, a ben vedere, tutto dovrebbe essere meno che un problema) dei due genitori che lavorano; altri passeranno la giornata con il papà o la mamma sul luogo di lavoro, come se un bar, un negozio, un tabacchino fossero meno pericolosi di una scuola.

Molti ragazzi, infine, più grandi ma pur sempre minorenni, rimarranno in casa da soli, probabilmente collegati con la loro scuola, ma in assenza di adulti responsabili e tutti, in momenti diversi, usciranno e si incontreranno perché, come è noto, non c’è attualmente alcun divieto di uscire di casa.

Può darsi che con l’evolvere della situazione sanitaria la condizione attuale sarà superata con un nuovo lock down imposto dal governo, ma come cittadino e come insegnante credo che, nel frattempo, sia preciso dovere di tutte le istituzioni presenti sul territorio – dalla Regione alle singole istituzioni scolastiche – adoperarsi per garantire alla quotidianità e al percorso didattico dei cittadini più giovani il massimo livello di “normalità” possibile (ho detto il massimo possibile, compatibilmente con la situazione).

Questo significa, per non restare sul vago, che io sono disposto ad accettare decisioni come quella da lei presa, a patto di sapere con certezza che da qui al 24 novembre – data in cui scadrà l’ordinanza – la sua giunta si sta adoperando per risolvere i problemi che impediscono ora le lezioni in presenza, sia che si tratti degli spazi nelle scuole, sia che si tratti dei trasporti o del tracciamento.

Io pretendo, senza arroganza, ma nel nome della stessa democrazia, che da qui al 24 novembre questi problemi siano presi di petto, e che alla scadenza dell’ordinanza vi possa essere un riscontro pubblico di quanto sarà stato fatto. Se l’impegno profuso sarà stato quello necessario, accetterò senza riserve anche un’eventuale proroga, perché mi rendo conto che la situazione non sembra destinata a migliorare tanto presto; la accetterò, ma solo a condizione che essa dipenda unicamente dal peggioramento dell’epidemia, e non dal fatto che i problemi di oggi non saranno stati affrontati con la necessaria energia.

La prego, Presidente, di non dimenticare la scuola, istituzione della quale oggi abbiamo più che mai bisogno, per il bene stesso della regione che lei amministra. Non ho alcun intento politico nel rivolgerle questo appello: non cerco di preparare il terreno ad altre forze politiche che oggi sbraitano contro di lei e che, personalmente, disprezzo con tutto me stesso. Semplicemente, sono molto preoccupato per questa generazione di studenti, alla quale appartengono anche i miei figli.

Cordiali saluti,

Mario Badino
Insegnante

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