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Non c’è più niente da fare – di Domenico Urgesi

da Cosimo Saracino
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Sulla Biblioteca di Mesagne, ormai si sono espressi tutti, i candidati Sindaci di Mesagne, con una sola voce; anche chi tace si è espresso, col suo silenzio. E allora? Basterebbe dire “non c’è più niente da fare” (ma spero di essere smentito).

No, non mi basta; perché sto cercando di capire che cosa sta succedendo a Mesagne (e dintorni). Bisogna capire, in una prospettiva storica (altro che tormentone!), quale idea di città si sta facendo strada, nella nostra mente, e in quella dei candidati Sindaci. Bisogna essere storici dell’urbanistica? Non c’è bisogno: basta anche rileggere Mannarino.

A mio parere, è in questa idea di città la fonte della mancanza di risposta ad una domanda abbastanza semplice, come questa:

Quale funzione deve avere la Biblioteca Comunale (ossia pubblica) di Mesagne?

La sto ponendo da settembre, ma nessun governatore risponde.

Gli ho anche dato un aiuto per la risposta; gli ho fatto la storia dei 150 anni di questo Istituto; gli ho ricordato come ha interpretato la sua funzione nei 25 anni dal 1985 al 2010, in un periodo che ha visto la caduta del muro di Berlino, il crollo dell’Unione Sovietica, la fine della guerra fredda, lo scoppio di mani pulite e la fine della prima repubblica, il crollo dei partiti tradizionali, la lotta alla mafia e l’uccisione di Falcone e Borsellino (solo per fare due nomi), la sinistra al potere e l’inizio del suo deperimento, le torri gemelle, l’Afganistan, l’Iraq, ecc…

In quel periodo storico, la Biblioteca non si limitò ai normali servizi librari e informatici; (leggi: libri, riviste, enciclopedie cartacee ed elettroniche; catalogazione cartacea ed informatica, mediateca, ecc.).

La Biblioteca di Mesagne (attraverso amministrazioni di sinistra, centro, destra) diede il proprio contributo alla crescita civica e culturale, nonché alla comprensione di quel tempo, con una miriade di attività, fra cui:

promozione del patrimonio cittadino e territoriale; leggi: divulgazione dei reperti archeologici, della storia messapica e romana, del barocco mesagnese, del castello, nuova musealizzazione, ecc.

– raccordo tra una cultura puramente localistica e quella nazionale ed europea; leggi: Francesco Muscogiuri e i suoi rapporti con la letteratura nazionale, Epifanio Ferdinando e la medicina del suo tempo, la levatura internazionale di Giovanni Messe, l’antifascismo europeo di Eugenio Santacesaria, ecc.

– incontri e dibattiti sui temi della convivenza civile, della costituzione repubblicana, della pace e della guerra; leggi: 50° anniversario della Costituzione, i caduti della prima guerra mondiale, la persecuzione antifascista, la shoah, le foibe, ecc.

– una rete di iniziative con le scuole, ecc.

– una rete di partecipazione di singoli e associati, che hanno donato ai mesagnesi le loro cose più care; leggi: archivio Ciccio Bardicchia, fototeca Costantino Fantasia, Famiglia Enzo Zuffianò, don Francesco Campana, Antonio Scalera, Aquino Spagnuolo, Francesco Del Sordo, don Saverio Martucci, Enzo Poci, Antonio Pasimeni, famiglia Lelio Scoditti, Francesco Ragione (don Daniele Cavaliere), Società Operaia, documenti petrolchimico (Calvelli, Verze, Zofra, Castrignanò), e tanti altri donatori che non riesco a ricordare (me ne scuso); ma soprattutto le seimila lettere dell’ex Rettore Mario Marti.

Il nuovo progetto di biblioteca avrebbe dovuto avere tutto questo come cardine; invece è uno stravolgimento di tutto questo; non sarà più una biblioteca, sarà una specie di baraccone, una specie di centro sociale (senza offesa per i centri sociali).

Questo centro sociale, per la cui gestione non sarà necessaria alcuna speciale professionalità (checché ne dicano i candidati Sindaci), potrà valorizzare, promuovere, sviluppare il patrimonio della biblioteca?

E i futuri Sindaci, come pensano di far crescere la cultura civica dei concittadini, in questo decennio che sta sconvolgendo tutti i valori? Oppure non ci pensano affatto? Si rendono conto che stanno scomparendo i valori umani più elementari che danno senso alla convivenza civile? O non ci pensano affatto?

Pensano di farsi aiutare anche dalla Biblioteca?

In che modo, se questo progetto non ne fa parola?

Anche se nessuno sa dire quali sono le linee-guida di questo progetto, né quale sarà l’esito, tutti danno rassicurazione di tranquillità.

Come se una nave in mezzo a un oceano tempestoso avesse perduto il motore e la bussola; e il comandante si affannasse a dire: tranquilli, arriverà una super-nave e ci porterà alla meta. Tranquilli: non c’è più niente da fare.

[ma forse sono io che mi pongo domande insensate]

Domenico Urgesi

 

PS:

150 anni fa, alla sua nascita, la Biblioteca Comunale serviva per educare i nuovi sudditi ad obbedire a Casa Savoia; 100 anni fa, fu usata dal fascismo per “Credere, obbedire, combattere”. Poi, durante il dominio democristiano, fu usata per contrastare l’analfabetismo, istruire e favorire la mobilità sociale; e fu un primo passo (molto incerto ed incostante) verso la modernità.

Negli anni della sinistra prese decisamente la strada della modernità; e nel suo crepuscolo (della sinistra) era già vittima, però, di un lento scivolamento nel vago. Oggi, nell’era dell’incertezza (né di destra né di sinistra), le stanno facendo prendere la strada dell’effimero, del gioco, del raccontar “storie”: del post-moderno senza il moderno.

La precedente Amministrazione Comunale si distinse per una concezione dissacratoria del moderno (prova tangibile ne sia la completa trasformazione del centro storico da luogo di alimento/cibo culturale a luogo di cibo e basta). Rimarrà nella storia anche per questo.

La prossima ha già segnato il proprio destino; prima ancora di nascere è già entrata nella storia.

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