Riceviamo e pubblichiamo:Le “sacche” di ipocrisia del Sindaco Molfetta e la monca riforma della macchina amministrativa
Nel seguire l’evolversi della situazione, in merito alle fasi che dovranno ridefinire gli assetti organizzativi della macchina amministrativa comunale, ci hanno fortemente impressionato le dichiarazioni del Sindaco quando ha parlato di “sacche di privilegio, di lassismo e strafottenza”, che pare si siano annidate, all’interno del Comune di Mesagne, nel corso del tempo. Parole “forti e determinate” se non fosse che le stesse siano infarcite da tanta ed oramai insopportabile ipocrisia, atteso che Molfetta non è certo un politico neofita intento a scacciare“i mercanti dal tempio”, ma un navigato amministratore che, nel recente passato, è stato sicuro protagonista della politica nostrana con ruoli non certo secondari, sia come assessore che come capo gruppo di maggioranza; dunque se è vera la tesi secondo la quale, all’interno della struttura amministrativa, si siano realizzate pratiche malsane lui ne è stato complice o testimone inerte, ed ancora se è vero che c’erano “sacche di privilegio, di lassismo, di strafottenza”, queste, ci chiediamo, non erano forse a pochi centimetri da lui? Non era forse a conoscenza di come era organizzato il personale ed anche di situazioni in cui alcuni dipendenti hanno assunto comportamenti eticamente riprovevoli? Perché non ha mai denunciato alcun abuso? Perché non si è mai ribellato? Dobbiamo pensare, dunque, che ha per lungo tempo preferito nascondere la testa sotto la sabbia?
La verità è che quando nel 2008, con la giunta Incalza, si è cercato di intervenire decisamente sull’organizzazione interna, al sol scopo di rendere più efficiente e snella la macchina amministrativa, ma sicuramente non puntando il dito contro nessuno, l’attuale Sindaco voltò le spalle a tale riforma, a cui oggi, ironia della sorte, cerca di ispirarsi! Una riforma che, ci piace ricordare, fu lungamente discussa con tutto il personale, con le parti sociali ed RSU e da tutti avallata, riforma che prevedeva, pensate, solo quattro macro aree(quindi solo quattro posizioni organizzative anziché diciassette!) e l’ introduzione di nuovi servizi al cittadino. Anzi, quando l’allora assessore al personale Magrì presentò il progetto, nel marzo del 2009, l’attuale Sindaco ebbe a dire che si trattava di “un’aberrazione…. un mostro amministrativo…” nell’occasione aggiunse anche, riferendosi a quei funzionari che andavano a ricoprire ruoli intermedi: “…a questa gente togliete i soldi di tasca…”; Oggi però,folgorato sulla via di Damasco, cambia idea, si accorge che il sistema da lui lungamente difeso fino alla scorsa consiliatura non funziona, bisogna estirpare il male, eliminare i centri di potere, e quindi “quella gente”a cui si volevano togliere i soldi di tasca oggi potrà essere “sacrificata” e la struttura ad Aree, per tanto tempo osteggiata,da aberrante diventa improvvisamente “rivoluzionaria”! In verità la riforma che si sta realizzando è lontana, a nostro avviso, dal potersi considerare rivoluzionaria, Anzi! Il fatto che CISL e CGIL abbiamo bocciato lo schema non è un caso. È un progetto confuso, che si presenta debole, decisamente monco, che non punta a rendere più efficiente l’Ente specie riguardo all’erogazione dei servizi verso l’utenza, una riforma per certi versi incomprensibile, che accorpa settori inconciliabili fra loro, che tiene divise aree omogenee come bilancio e tributi(forse l’unico esempio in Italia), che non riduce la spese del personale, se non in modo insignificante, atteso che praticamente le posizioni dirigenziali saranno una diecina(fra capi area e alte professionalità), che crea aree sovradimensionate, con il rischio di creare altri centri di potere; una riforma che soprattutto non chiarisce bene, come il sistema delle performance, potrà garantire l’attribuzione delle premialità ai dipendenti secondo metodi meritocratici, visto che non si intravede all’orizzonte alcuna introduzione di sistemi idonei a misurare il merito, come la certificazione dell’Ente e la carta dei servizi del cittadino. In definitiva si cerca di cambiare qualcosa per poi non cambiare nulla!
Segreteria Progettiamo Mesagne