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“Sanremo 2023: #piubacipertutti” – di Carla Graduata

da Cosimo Saracino
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🌹🌹🌹Alle ore 2.30 vince la 73° edizione del Festival di Sanremo MARCO MENGONI (che poi lo sapevamo dalla I puntata!)
🌹🌹Secondo posto LAZZA (che non la prende bene!)
🌹Terzo posto MR RAIN (pace e bene)
🎤Premio della critica Mia Martini “Colapesce-DiMartino”
——– DEDICATO ———
A Gianni Morandi che, in apertura dell’ultima puntata di Sanremo, ha commosso l’Italia intera, intonando le più belle canzoni di un grandissimo Lucio Dalla. Agli occhi lucidi dei nostri anziani cui vorremo regalare l’eternità.

A Lucio Dalla e a tutti i cantanti, i parolieri, i musicisti, che non ci sono più, ma saranno con noi per sempre attraverso la loro arte.

Al “piccione” sulle spalle di Elodie che, alle 21.01, si è trasformato in un elegantissimo cigno nero in pizzo. Alle tette di Elodie e a Nicola che, alle 21:03, mi telefona preoccupato per la salute del mio coinquilino. Tranquilli: è vivo, vegeto e ancora babbato!

A KekkodeiModà che, “come uomo, oltre che come artista”, ringrazia Amadeus, per averlo fatto risalire su un palco. A tutti quelli che sono in crisi, che sono fermi e che non riescono ancora a ripartire. A chi tende loro la mano, senza aspettarsi nulla in cambio. Ai “grazie” che, quando sbocciano dal cuore, diventano carezze.

All’esibizione dei Depeche Mode che è durata 7 minuti e 34 secondi, cioè meno di un ruttino dopo il pranzo della domenica. Alla delusione del pubblico. Ma anche alla potenza della loro voce. Agli anni ’90, alle tute acetate, alle camicie in flanella, ai jeans a zampa d’elefante, a tutti quelli che indossavano la Naj Oleari mentre io vestivo Ragazzeria (!). A quel maledetto concerto a Roma del 2013 e a quello del 2023 a cui non potrò partecipare perché, caro Dave, non lo sai che il 16 luglio, a Mesagne, c’è #lamatonnatiluglio?

Alla giacca rossa di Lazza e a ziaMarisa (sempre quella che ci tagliava i capelli mentre dormivamo) che mi ha promesso di procurarmela per il 25 aprile.

A Gino Paoli (88 anni, ripeto 88 anni), alla sua voce che non c’è più, all’età che avanza, ai ricordi che restano, alle canzoni d’amore dei nostri genitori, ai nostri genitori. Alla prova provata che fare sport salva la vita (v. Morandi), mentre fumare (o bere?) rovina la voce … e puru la capu! (v. Paoli).
Ad Ornella Vanoni (88 anni, ripeto 88 anni), al suo meraviglioso abito rosso, al messaggio che mi arriva in privato (“nu museo archeologico è diventato stu Sanremo!”), alla sua voce che stenta e alla melodia che rimane comunque armoniosa.

A tutte le mogli, i mariti, le mamme, i papà, i figli, le sorelle, i fratelli che, pur esistendo, non hanno bisogno di esibirsi in prima fila. A chi rimane in disparte. Alla mamma di Chiara Francini che registra la puntata di Sanremo per rivedere la figlia. Allo struzzo che è caduto sul vestito della moglie di Amadeus. A tutta la “razzastrazza” Ferragni che, appollaiata dalla prima all’ultima fila della platea, campa sulle spalle dell’imprenditrice digitale ed anche al boomer dei boomer che mi chiede “Ma cce imprende ‘st’imprenditrice?”.

A Rosa Chemical, allo sfottò della solita Italietta provinciale e bigotta che, non vuole riconoscere il gender, ma c’ha amanti, doppie e triple famiglie. Al bacio di RosaC. sulle labbra di Fedez. A Fedez senza parole, alla Ferragni spiazzata (o incazzata?). A noi che abbiamo riso per Benigni che toccava il culo della Carrà, fino a farla cadere a terra, e per Baudo che baciava la Litizzetto e a quei bacchettoni che, invece, discuteranno per un mese del bacio tra due uomini sul palco di Sanremo. Alla libertà sempre e comunque, di baciare, amare, vivere. RosaChemical bacia anche me!

Ad AchilleLauro che arriva sul palco, subito dopo, con la tutina rossa e “se ne frega”. A Madame culla vestaglia sobbra alli mutandoni. E ai CuginidiCampagna che sembrano arrivare dalla preistoria.
Al nuovo che non bussa alla porta, ma irrompe, devasta e, poi, fiorisce.

A tutti i Pillon, le Roccella, i Salvini, i Fontana che, dopo un momento di stordimento, staranno già organizzando il nuovo oscurantismo. Ai falsi moralisti che non vogliono vedere che il mondo è già andato avanti e non lo potranno fermare!

A tutti i contro-corrente, alle mine-vaganti. A chi “sputa su Hegel”, ma anche a chi non vuole esibire la sua unicità. A chi non giudica.

A tutti i baci sul palco di Sanremo e nella vita di ogni giorno: tra uomo e donna, tra donna e donna, tra uomo e uomo, tra amici, tra genitori e figli, tra bambini, tra marito e moglie, tra amanti. Alla bellezza dei baci tutti, sempre, ovunque e tra chiunque. Perché non esistono baci illegali (#piùbacipertutti).

A Fiorello che, alle ore 23:20, riassume in tre secondi tutto quello che è successo sul palco nelle ore precedenti con un meraviglioso: “Vi siete guadagnati la prima pagina dell’Avvenire!”. All’ironia che o ce l’hai o non ce l’hai e che, quando è sincera, smonta anche le situazioni più difficili.

A MrRain che butta l’acqua sul fuoco a dimostrazione che, in un Paese civile, si può e si deve stare bene tutti insieme: trasgressivi o meno. A tutti i bambini, come C.mia, che ama la canzone “Supereroi” e ce la farà ascoltare per tutta l’estate!

Ad Ariete che – ve lo dico – ce la ritroveremo nei Sanremo dei prossimi anni!

Ai corpi: belli, brutti, grassi, magri, flaccidi, palestrati, fatti, rifatti, naturali, con la cifosi, con la lordosi, con la scoliosi, con le tette, senza le tette. Ai corpi tutti, mai come in questo Sanremo esposti e scoperti (#izzatiiammi la Ranieri).

A Luisa Ranieri, che illumina le scale dell’Ariston a 00.19 e a Lolita Lobosco che gioca con la lingua (barese) con Morandi e Amadeus.

A Fedez che, all’improvviso, sparisce dalla prima fila dell’Ariston: l’avrà rapito il Codacons? O il CdA della Rai?

A questo assurdo Paese in cui la vera opposizione la facciamo fare ad un ricco rapper sposato con una ricca imprenditrice tutta like e niente contenuti. E la Rivoluzione e la Resistenza le lasciamo ai finti eroi delle serie di Netflix.

A Maria De Filippi che, per il primo sabato dopo vent’anni sarà rimasta comu #lazitatipuzano! A quella professoressa che da vent’anni le vuole inviare una lettera a Maria De Filippi per rimproverarla di aver rovinato generazioni di ragazze e ragazzi con i suoi corteggiatori e tronisti!

Ai MONOLOGHI, lu “ntrattieni” di Sanremo. All’obbligo imposto alle donne di monologare. E a tutti quelli che mi hanno rimproverata perché non ho sottolineato che Amadeus ha mandato in onda la Francini dopo l’una di notte. Alla potenza delle parole della Francini che, proprio come successe lo scorso anno con quelle di Drusilla, hanno comunque volato fino ad arrivare dappertutto.

Alle donne che, per <>, non hanno bisogno né di monologhi, né di Sanremo, né di Amadeus, ma solo di opportunità reali.

All’eleganza di Armani, alla finezza di Dior, alle giacche fighissime di Gianni Morandi. Al velluto che spopola. Agli sbrilluccichii dappertutto.

A Chiara Ferragni e alla sua voce di pipito. Kiara, l’anno prossimo, mandaci i biondissimi e bellissimi Leone e Vittoria: saranno più sciolti di te!

Ad Amadeus, un omino piccolo piccolo con Amici grandi grandi; uno su tutti: Rosario Fiorello.

A tutti quelli che “No, io Sanremo non lo vedo!” e poi lo commentano a qualsiasi ora.

A tutti quelli che Sanremo lo attaccano, lo offendono, lo deridono e non sanno che una cordata di privati vuole acquistarne il marchio per toglierlo alla RAI. Così altro che ricordo delle Foibe…l’anno prossimo passeremo dalla Marcia su Roma alla Marcia su Sanremo!

✅APERTA PARENTESI SERIA
Alle parole di Zelensky, lette alle 2.12 da un imperturbabile Amadeus. Alla parola più usata, in tutte le sue declinazioni, dal Presidente Z.: VINCERE – VITTORIA – VINCEREMO, seguite dalla musica di un gruppo ucraino che canta “volontà, fuoco e furia!” e, intervistato, urla “Ucraina VINCERÀ!”.
Alle parole lanciate nell’etere di una notte senza fine, in cui da un lato cinque ragazzi italiani si stanno giocando il primo premio di un Festival della canzone e dall’altro milioni di bambini ucraini e russi stanno morendo.
A noi, pubblico da casa, costretti a vivere in una perenne fiction collettiva, che ci stiamo lentamente abituando a tutto: ai morti, al sangue, al linguaggio brutale della guerra. Stesi sul nostro divano, premendo off sul telecomando, ci illudiamo di aver spento anche la guerra, la fame e la povertà.
CHIUSA PARENTESI SERIA✅

Alle nostre paure, ai dolori quotidiani, ai problemi piccoli e grandi che abbiamo accantonato per 5 giorni, ma che da lunedì ci aspettano affacciati alla finestra del nostro futuro.

A Lottinamia che è rimasta sveglia da sola sul divano per guardare il Festival tifando Lazza e a Chiara, Livia, Sveva, Emma e Lilia che hanno provato a rimanere in piedi ma alle 21:30 si erano già ‘bbuccate. A tutti i bambini del mondo che possono esserti figli anche se non li hai partoriti tu e a tutte le loro mamme che ti permettono di amarli come se li avessi partoriti tu.

Ai ciclamini di Mesagne che, intirizziti e spauriti, ci fanno tenerezza. State tranquilli! I mesagnesi hanno un cuore grande che va oltre le mura del Centro storico: non vi lasceremo da soli. Anche il Festival di SantEmiliano, prima o poi, finirà e allora potremo, tutti insieme, rifiorire liberi.

A tutte le attività commerciali di Mesagne che hanno accompagnato ed accompagnano il nostro vivere quotidiano. A quelli che hanno abbassato le serrande, per scelta o per stanchezza o perché non ce l’hanno fatta. A quelli che hanno tenuto sempre aperta la serranda, a quelli che l’hanno alzata da poco e a quelli che si sono allargati, comprando tutte le serrande del vicinato. Vorrei citarvi tutti e sponsorizzarvi uno per uno, ma non ho tempo, non ho spazio e, comunque, non ho abbastanza follower. Non mi avete pagata per questo post e nemmeno votata, ma io vi voglio bene lo stesso, anche senza bisogno di benedirvi.

Al 13enne Giovanni che mi ha regalato la più bella definizione dell’art. 21 della Costituzione (“esprimere la propria opinione senza avere paura che gli altri giudichino”) ed al suo papà che mi ha ospitato sulle “pagine” di QuiMesagne, facendomi essere me stessa anche quando avrà pensato, tra sé e sé, il sempreverde #limuertitilavagnona (Mandrake docet).

A tutti voi che vi siete subìti un’overdose di #buongiornoSanremo e, soprattutto, di Carla. Al mio coinquilino, ai miei amici di sempre e per sempre, agli amici nuovi, a quelli virtuali. Ai compagni di merende. Ai compagni di classe. Ai Compagni. Al mio presepe del cuore (zie, zii, cugini/e, pro-cugini, cognate). Ci siamo fatti compagnia per 5 lunghissimi giorni! Ogni mattina mi è sembrato di stare con voi, a bere il caffè nelle vostre cucine, commentando i look, le canzoni e le gag. Vi prometto che da domani torno normale, per oggi lasciatemi provare il brivido di salutarvi confidandovi il sogno della Pikkola Karla: “Mamma, io da grande voglio fare RAFFAELLA CARRÁ!”

All’anno prossimo, Giorgia piacendo!

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