Anche quest’anno abbiamo vissuto la Settimana Santa, l’invito di Dio all’uomo per ritrovare se stesso, il suo rapporto di fede, il suo vivere con gli altri e per gli altri, l’invito di Dio a ritornare ad essere il tabernacolo dell’amore… L’invito di Dio è nel silenzio della Settimana Santa, è nel messaggio che fa sentire la ricchezza e la delicatezza del cuore di un Padre: oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore (cfr salmo 94). Un cuore indurito non gusta la gioia di un incontro, la bellezza di un abbraccio, l’attualità di un miracolo.
Nel sacrificio del Figlio, Dio offre a tutti gli uomini, stanchi e sfiduciati, una grande opportunità di rinascere con Gesù, via, risurrezione e vita! Gesù si presenta Risorto, con le ferite della passione ma il segno del suo immutabile amore. Chiede all’uomo: “Che cosa vuoi che io faccia per te?” (Lc 18,41). La risposta dell’uomo può apparire scontata: “Signore, che io veda di nuovo!” (Lc 18,41) ma non può pretendere il miracolo chi decide di rimanere fermo davanti all’invito di Dio.
“Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39): è la prima professione di fede davanti alla croce; una strana professione se pensiamo che viene da un uomo incaricato di condurre a morte il Signore! Ora il centurione sente di essere un miracolato, un testimone, un mandato perché nel suo cuore ha sentito la voce dello Spirito Santo che lo ha invitato a cercare non tra i morti Colui che è venuto a ridare la vita nuova.
Questa è la maturità che può raggiungere un cuore pentito del proprio passato ma entusiasta di quello che può nascere dopo l’incontro con Cristo.
Alleluia! Pace a voi! Auguri!
Sono le espressioni che dicono ai fratelli, che abbiamo incontrato Cristo, che ci ha guarito e ci ha affidato il seme dell’amore. Prendiamocene cura con la preghiera e i sacramenti; alimentiamolo con l’Eucarestia. Saremo cristiani rinati dalla risurrezione di Cristo!
Nell’incertezza del mio momento,
fisso lo sguardo lontano,
cerco una risposta alla mia inquietudine,
un raggio di luce che possa illuminare
il buio del mio oggi.
Senza speranza,
gli occhi del cuore
non riescono a darmi nulla di nuovo.
Resto in attesa mentre lontano,
su di un monte,
una croce mi invita a pregare.
Penso che domani,
se voglio possedere quella luce,
dovrò salire, dovrò incontrare la croce
e, dall’alto di quel monte,
dovrò avere a cuore ciò che ho lasciato:
una terra che piange tanti suoi figli
portati via dalla pandemia,
tante mamme e i loro bambini
che cercano un luogo sicuro dove andare…
Tutti dobbiamo far nascere il domani
ma non da soli, con Cristo,
risurrezione e vita!
Non sciupiamo la gioia pasquale,
la gioia di un incontro vero
tra noi peccatori e Gesù vita!
Auguri fratelli miei!