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Test sierologici ai mesagnesi, il Comune scrive ad Emiliano e Pasqualone

da Cosimo Saracino
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Il Comune di Mesagne nelle prossime ore invierà una lettera al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e al direttore generale della Asl per chiedere l’autorizzazione ad effettuare TEST SIEROLOGICI alla popolazione. Lo ha annunciato il sindaco durante la diretta di QuiMesagne (clicca qui e senti al min 20) chiarendo che l’obiettivo è quello di mappare la città per verificare chi ha sviluppato gli anticorpi e chi ancora ha in corso il coronavirus. Sulla valenza dei test sierologici vi proponiamo un articolo dettagliato del mesagnese Andrea Pacciolla:

I test sierologici

(di Andrea Pacciolla) – Perché usare i test sierologici? Ma sono efficaci? In televisione dicono che non servono a nulla, ma è vero? Sono tanti i dubbi e le domande a cui tutti i giorni, ciascuno di noi, cerca di dare una risposta per combattere la paura che ci accompagna in questo periodo. In attesa che i ricercatori ci possano regalare un vaccino e dei farmaci mirati ed efficaci, probabilmente i test sierologici rappresentano (a parte le misure preventive – #iorestoacasa) una delle poche forme di prevenzione di cui disponiamo per capire, su larga scala, come procede la diffusione del virus. In base alla qualità e al produttore, permettono infatti di identificare con accuratezza variabile dal 98% al 99.5% se un soggetto è contagioso o asintomatico, a rischio contagio o se addirittura ha già superato il primo contagio e quindi ha sviluppato gli anticorpi e potenzialmente ha conseguito, quella che oggi è chiamata, una “patente di immunità”.

Per questo motivo, il commissario Domenico Arcuri ha avviato la procedura pubblica per la ricerca e l’acquisto dei test, i quali sono stati identificati come l’unica soluzione per mappare, entro la fine di Maggio, un campione tra i 150 e i 200mila cittadini (tra i 6 e i 90 anni) e quindi per vedere qual è la percentuale della popolazione immune al Sars-CoV-2. A causa della carenza mondiale di reagenti per i tamponi, li ritengono infatti l’unico metodo per accedere alla fase 2 e uscire dal lockdown in sicurezza. A tal proposito il Ministro Speranza dichiara sul sito del Ministero della Salute che “l’indagine a campione sulla sieroprevalenza ci permetterà di capire il livello di diffusione del virus nel Paese e di pianificare le prossime fasi e il ritorno all’attività. È uno dei cinque punti della nostra strategia sanitaria insieme al rafforzamento della rete territoriale, ai Covid-Hospital dedicati, alla App di tracciamento e assistenza a distanza e al mantenimento di misure di distanziamento sociale e di protezione individuale”.

Ma di cosa stiamo parlando? Cosa sono questi test sierologici?

Il test consiste in un prelievo venoso e nella ricerca degli anticorpi che il sistema immunitario produce contro il Sars-Covid-2. I test sierologici quindi forniscono una indicazione o, in alcuni casi, anche la concentrazione degli anticorpi (immunoglobuline) IgM e IgG che vengono prodotti in caso di infezione. Da notare che alcuni test valutano anche le immunoglobuline IgA, cioè gli anticorpi presenti sulla superficie delle mucose dell’apparato respiratorio. La ricerca degli anticorpi IgM e IgG permette quindi di sapere se si è contagiati o si è già stati contagiati dal COVID19. In particolare, è stato scoperto che nel caso di COVID19 il nostro sistema immunitario produce molto rapidamente le prime immunoglobine di tipo M (IgM), già dopo i 3 e i 6 giorni dal contagio. Subito dopo, quando le IgM sono ancora in crescita o hanno raggiunto il massimo picco di produzione, l’organismo produce le immunoglobine di tipo G (IgG) (dopo circa 8 giorni dal contagio ovvero nella fase finale del contagio). Queste ultime immunoglobine IgG aumentano progressivamente e costituiscono la difesa contro l’infezione, anche quando questa è già passata, fornendo comunque indicazioni di un avvenuto contagio (eventualmente anche già superato).

In definitiva il test sierologico:

  1. identifica i soggetti che non hanno avuto contatti con il virus
  2. identifica i soggetti che sono nella fase iniziale del contagio (ricordo che in questa fase i tamponi potrebbero anche dare esito negativo in quanto il virus normalmente attacca prima le vie aeree inferiori (alveoli polmonari) e poi risale nelle vie aeree superiori)
  3. identifica i soggetti asintomatici e che quindi possono diffondere il virus
  4. identifica i soggetti che sono nella fase finale della malattia
  5. identifica i soggetti che hanno avuto il virus ma che ormai non sono più infetti

Se è rilevata quindi la presenza delle sole immunoglobuline IgG vuol dire che si è sviluppata una qualche immunità al Covid19 e che, quindi, in teoria, il soggetto per un certo periodo di tempo non dovrebbe nuovamente ammalarsi di Covid-19.

Questi test quindi servono a individuare chi è entrato in contatto con il Coronavirus e a rilevare gli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario in risposta al virus. Quindi, raccontano la storia della pregressa esposizione al virus. I tamponi invece servono per individuare la presenza del Coronavirus all’interno delle mucose respiratorie e indica se il virus, al momento del prelievo, è in circolo nel nostro organismo (anche se siamo asintomatici) e quindi se il soggetto è contagioso.

Esistono diverse tipologie di test sierologici che possono essere raggruppati in due grandi famiglie:

  1. Test sierologici con prelievo di sangue venoso
  2. Test sierologici rapidi di tipo capillare.

I test sierologici con prelievo di sangue venoso consistono in un prelievo di sangue dal braccio eseguito da un’infermiera che sarà poi analizzato e refertato presso un laboratorio analisi. Il test è veloce e si potrà ritirare l’esito entro poche ore.

I test rapidi analizzano una sola goccia di sangue prelevata da un polpastrello e danno la risposta sulla presenza o meno di anticorpi nel giro di 10-15 minuti. Varie case farmaceutiche, a livello mondiale, hanno già realizzato diversi test sierologici realizzabili anche con sangue capillare (come si fa per i diabetici per i test glicemici), ma non tutti questi test sono stati autorizzati dall’Istituto Superiore della Sanità o dall’FDA (Food and Drug Administration – Agenzia per gli alimenti e i medicinali). Il motivo è legato al livello di specificità e di sensibilità dei test, oltre ai processi di controllo che sono effettuati durante le produzioni. In questi giorni il Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute ha definito le caratteristiche tecniche che dovranno avere i test sierologici, tra cui un’affidabilità del 95% e una sensibilità non inferiore al 90%, la velocità di esecuzione (almeno 120 test/ora) e la possibilità di essere utilizzati su ampia scala nei vari laboratori di analisi di tutta Italia. Un aspetto importante è l’avvenuta validazione dei test da parte di laboratori qualificati o agenzie “regolatorie” operanti a livello nazionale o internazionale. Questo significa che non sono autorizzati i test rapidi acquistabili dalla Cina a pochi euro in quanto ritenuti inaffidabili (a meno di validazione). In base alle quantità ordinate, il costo del singolo test con le caratteristiche richieste dal Governo oggi ha un prezzo variabile dalle 15 euro alle 25 euro, anche se ci sono state delle aziende farmaceutiche che hanno comunicato la possibilità dei test rapidi a costi inferiori, senza però indicare i tempi di commercializzazione. Da notare che, costi permettendo, questi test rapidi sono del tipo “self-test” e quindi possono essere acquistati e utilizzati anche dai privati per un controllo, anche, settimanale in famiglia. Il consiglio, comunque, è che: siccome ci sono in commercio centinaia di test (soprattutto rapidi), è importante acquistare quelli che sono affidabili e provenienti da una fonte certa e possibilmente validati, in quanto potrebbero fornire un risultato errato. Altro spunto importante è che: se i test sono eseguiti presso un ente pubblico o privato tipo ospedale, laboratorio, ecc. in caso di positività si attiva la prassi, per conferma di quest’ ultima, tramite tampone e di conseguenza tutta la profilassi ad essa legata. Questo significa che si avrebbe accesso alle procedure ospedaliere prima che possano intervenire complicazioni respiratorie, anche se non si hanno i sintomi richiesti dal protocollo indicato alle ASL per intervenire.

Un aspetto che deve essere chiaro a tutti è che fare una sola volta un test sierologico o un tampone non esclude che si possa, comunque, contrarre il virus dopo qualche giorno. Questo significa che, vista la situazione d’emergenza, i test andrebbero ripetuti almeno ogni 3-4 settimane (il Consiglio Superiore della Sanità, nella persona del Dott. Locatelli, in realtà indica di eseguire il test almeno ogni 3-6 mesi ma, opinione personale, sembra una indicazione dettata da troppo ottimismo). Inoltre, dai dati che provengono dalla Cina, risulta che chi ha contratto il virus in passato può nuovamente essere contagiato e quindi dovrebbe anch’egli entrare in una indagine epidemiologica.

Un altro aspetto importante è individuare i fondi per finanziare un’indagine epidemiologica. L’idea che potrebbero utilizzare le amministrazioni comunali è quella di creare un’associazione o una raccolta fondi a cui far afferire “le donazioni”, sia da parte di privati e sia da parte di imprese.

Perché parlare di donazioni?

Semplice, in base all’articolo 66 del DPCM 17 marzo 2020, n. 18 si ha diritto a importanti benefici fiscale in seguito a “donazione contro coronavirus” di seguito elencati:

  • Donazioni erogate da privati nel corso dell’anno 2020: detrazione del 30% fino ad un massimo di detrazione spettante di € 30.000 euro (per fruire dell’ammontare massimo della detrazione spettante, quindi, l’erogazione deve essere al massimo di € 100.000,00).
  • Donazioni erogate da imprese nel corso dell’anno 2020: deducibili integralmente dal reddito d’impresa senza limiti + deducibili dall’IRAP già quest’anno.

In questo modo, i Comuni possono chiedere indirettamente alla popolazione di fare una raccolta fondi comunale, pagando un test con il 30% di sconto e alle imprese di investire del denaro che possono comunque totalmente detrarre.

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